Stanca.
Stanca di non fare nulla. Stanca di assistere al tempo che passa col
contagocce. Stanca di prendere a schiaffi le mie paure.
Le
gambe sono rattrappite, la schiena indolenzita, le chiappe appiattite. Che almeno
serva a qualcosa. Il mio terrore è di sentirmi dire, al prossimo controllo, che
ho sanguinato tanto: già mi vedo sul lettino in apnea, mentre il chirurgo mi
toglie la fasciatura. Se si ripresentasse la stessa anomalia, resterei zoppa
per sempre? Ecco, mi fa male restare tanto tempo qui da sola, i miei pensieri
sono assordanti e non c’è nulla che possa distrarmi. Mi ritrovo a piangere come
una cretina, e questo non va affatto bene.
Una
domenica eterna. Ho dormito più del solito, quasi fino alle 8. Cleopatra è
stata stranamente tranquilla per tutta la mattina, Nina sempre sui miei piedi. Dopo
la doccia, non avevo neppure voglia di fare colazione, solitamente l’unico
pasto che mi fa gola: anche mangiare è una noia. È un dovere quando sto bene e
mi posso allenare, adesso ne farei decisamente a meno. Una mela e qualche noce,
poi vediamo. Stasera tornerà Jader, avrò modo di cenare. Avrò modo soprattutto
di distrarmi: mi racconterà dei suoi giorni triestini, commenteremo le imprese
postate su facebook, ci interrogheremo su cosa fare nei giorni che verranno. Ho
bisogno di ridere e di sognare.
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