sabato 5 aprile 2008

Stato laico?

Adoro le mattine in cui posso fare colazione in tutta calma, leggendo il giornale. Potrei stare ore a sfogliare le pagine sorseggiando tazze di tè.
Stamattina, però, lo yogurt mi è andato di traverso quando ho appreso che all’Ospedale Maggiore cinque medici su sette sono obiettori di coscienza. Questo a Bologna.
Quindi, anche nella mia città, una donna che per una sua personale, legittima, inoppugnabile decisione, si trovasse nella necessità di abortire, correrebbe il rischio di non poterlo fare. Ritengo inconcepibile che ciò sia concesso. Che sia permesso, cioè, che un medico nell’esercizio delle sue funzioni possa rifiutarsi di esercitare le stesse. Se un chirurgo testimone di Geova si opponesse alla pratica di una trasfusione lo si riterrebbe altrettanto legittimo?
Qualora certe terapie, interventi o cure fossero in contrasto con le proprie convinzioni, basterebbe scegliere un’altra professione.
La conferma di quanto siamo ancora disperatamente lontani dalla realizzazione di uno Stato laico me la fornisce poi il principale TG nazionale. Notizia di apertura, la dichiarazione del Papa su divorzio e aborto: "si tratta di colpe gravi che, in misura diversa e fatta salva la valutazione delle responsabilità soggettive, ledono la dignità della persona umana, implicano una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offendono Dio stesso, garante del patto coniugale ed autore della vita".
Cosa abbiamo fatto di male?…

giovedì 3 aprile 2008

Non pensarci

L’ultimo film di Gianni Zanasi ci regala un Valerio Mastandrea davvero irresistibile: le sue espressioni spontanee e accattivanti suscitano ilarità e commozione allo stesso tempo.
Direi una banalità se affermassi che il personaggio sembra cucito proprio su di lui – del resto, non ho ancora individuato un ruolo nel quale questo attore non si calasse perfettamente. Certo, l’insicurezza, la timida spavalderia, la rude dolcezza che esprime il protagonista di questo film sono resi con superlativa intensità, e difficilmente riuscirei ad immaginare un altro volto o una diversa fisicità in quei panni.
Ciò che maggiormente colpisce in questo film è la delicatezza con la quale si mescolano e si sovrappongono i toni del dramma e quelli della commedia: si ride di gusto, ma con un fondo di amarezza. Una scena, in particolare, è a mio avviso tra le migliori viste al cinema negli ultimi anni: la madre del protagonista gli confessa una verità decisamente pesante; lui, visibilmente sconvolto, si chiede perché tutti vogliano essere ad ogni costo sinceri. Non eravamo più felici quando ci dicevamo un sacco di bugie?
Un accenno alla trama.
Stefano Nardini, leader di un gruppo rock punk di decaduto successo, lascia Roma per cercare rifugio nel nido familiare, sulla costa romagnola. Qui ritrova la madre alle prese con sintomi di depressione; il padre, imprenditore in pensione, spettatore inconsapevole del declino della propria azienda; il fratello, incapace di divincolarsi tra il fallimento del proprio matrimonio e quello dell’azienda stessa; la sorella, che cerca di estraniarsi da tutti dedicandosi al suo lavoro con i delfini. Situazioni imbarazzanti e drammatiche costringono il musicista a rimettersi in discussione e ad assumersi nuove responsabilità, nell’intricata precarietà del lavoro, degli affetti, dei legami stessi.
Ottimo il cast, intelligenti i dialoghi, brillante la sceneggiatura. Un film decisamente da applauso.
Unica nota dolente: Mastandrea non era presente all’anteprima… Vabbè, non si può avere tutto.
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