domenica 20 maggio 2018

Diario di un calcagno - Giorno 18


L’aria è ancora pungente, mi devo coprire bene: buffer attorno al collo, manicotti e guanti. Guardatemi pure male, ma sotto i venti gradi per me è pieno inverno. Ciò nonostante, oggi ne ho proprio voglia. Dico davvero. Ho voglia di uscire in bici. O forse ho voglia di uscire e basta. Muovermi all’aria aperta. Non come piace a me, ma come mi è consentito. Mi farà bene: farà bene alle mie gambe, al mio cuore e al mio spirito. Sono carica. Questo è solo l’inizio: da qui prende via il cammino verso la ripresa totale. Staccare i pedali e poggiare i piedi a terra, è un attimo. E quando verrà il momento, sarò pronta. Mi scatto una foto. Raramente lo faccio, ma ora ho bisogno di comunicare la mia determinazione: immortalo un sorriso e lo invio al mondo. È un’immagine rara, da fissare nella memoria – è a me che lo dico: sono io quella che deve riflettere nello specchio una figura vincente.

Fatico più di quanto immaginassi, il risultato di venti giorni di stop. È una tappa a cronometro: devo rientrare entro le 10, perciò non posso allontanarmi troppo. 57 km in 2h12’, un assaggio. Non paga, mi butto a terra per l’immancabile seduta di esercizi. Così si avvicina mezzogiorno, e comincio a chiedermi quanto manchi al ritorno di Jader. Quando annunciò che era stato ingaggiato come fotografo per la Strabologna, dissi che sarei andata con lui a correrla: non per la manifestazione in sé, che ho sempre accuratamente evitato, ma perché poteva fungere da trampolino di lancio per il rientro nel mondo podistico. In base ai pronostici, in maggio avrei dovuto possedere ampiamente le mie facoltà motorie. Rimandata a quando?

Froome oggi mi delude. Peccato, ieri mi ero illusa. Vacillano anche le mie certezze. Sto camminando poco o nulla, ma non noto nessun miglioramento. Fa sempre male. Troppo. Provo a non pensarci, a non buttarmi giù. Ma se mi viene chiesto, sono costretta a rispondere – e a fare i conti con quella risposta.
Ho ancora i medicamenti e il taping. Il chirurgo, martedì scorso, disse di iniziare a fare bagni caldi di lì a tre/quattro giorni, ma mercoledì mi è stato applicato il cerotto elastico (che copre i cerotti sottostanti), e non ho voluto danneggiarlo con l’acqua. A questo punto, sono combattuta: pediluvio sì o no? Il dubbio non è dettato tanto dalla preoccupazione per il taping, che ormai ha fatto il suo tempo: ciò che temo è vedere cosa c’è lì sotto. Insomma, ho il terrore di scoprire un’orribile ferita, di ritrovare lo stesso bubbone della precedente operazione – se non peggio. Codarda. Se non è oggi, dovrò affrontare il mio piede domani. A che pro rimandare? Faccio più danni a togliere tutto o a lasciare ancora un po’ coperto? Non so decidermi.

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