domenica 10 luglio 2011

Berzantina: finalmente mia!


Resisti, resisti, resisti. È questo l’imperativo che scandisce il ritmo dei miei passi affaticati, lungo il sentiero che si inerpica nel bosco, dopo un paio di chilometri dal via. Gaetano, poco più in su, piegato sulle ginocchia, procede camminando. Capisco che, su simili pendenze, camminare svelti o correre a fatica cambi poco; si tratta però di una questione mentale: bloccare la corsa è comunque un segno di cedimento, specie se accade su un percorso già collaudato. E' quanto mi capitò l'anno scorso, e ancora non me lo perdono – anche perché significò rinunciare alla sfida per la prima posizione. Oggi ho un solo obiettivo: tagliare il traguardo con la certezza che non avrei potuto fare meglio. In fondo, non dovrei nemmeno essere qui. Risparmiamo benzina e diamo priorità all’allenamento, ci dicevamo: accontentiamoci dei bei risultati appena ottenuti e non carichiamoci di ulteriori tensioni – perché, per quanto sia, il pettorale scatena sempre qualche tempesta ormonale. Quindi, tabella eseguita alla lettera per l’intera settimana, nonostante la canicola: medio, collinare, ripetute in pianura e in salita; per riposare, lunedì una trentina di chilometri in bici e sabato una breve sgambata in tutta scioltezza, con la prospettiva di un bel giro sui colli domenica mattina.
Però, la Berzantina…Del tutto inspiegabile il mio affetto per questa gara, cosa c’entro io con la corsa in montagna? Eppure ho perso il conto di quante ne ho corse da quando, secoli fa, partecipai come non competitiva, trascinata dai compagni della mia prima società. In seguito feci l’abbonamento alla seconda posizione in classifica – che è certo un bell’andare, ma dopo un po’ ti lascia come un senso di incompiuto. C’è sempre chi va più forte, cosa vuoi farci? E non sarà diverso neppure quest’anno, inutile illudersi. Quindi evitiamo di pensarci e passiamo oltre. Però…
Sabato pomeriggio, scaricando dall’auto il cocomero appena acquistato, ho una visione: il tavolo del ristoro finale, ricco di succose fette rosse. Ecco ciò a cui maggiormente mi dispiacerà rinunciare. Giusto, allora domani si va! Sei matto? Non sono preparata, e poi è così lontano. Ma se sei in formissima, non ti spaventerà mica quella corsaccia? Dai, che facciamo un giretto... Lo ammetto: era proprio ciò che volevo sentirmi dire.
Senza preavviso, senza preparazione, senza aspettative. Correre per correre. Sono in testa, non c’è dubbio. Ignoro chi siano le inseguitrici, né ho idea di dove possano essere: mi preoccupo solo di spingere più che posso. Al primo tornante butto un occhio alle spalle: non scorgo pericoli, ma potrei ingannarmi. Restano un paio di chilometri da scalare, se non cedo qui sarà poi difficile acchiapparmi in picchiata. E’ questa l’unica gara in cui riesco a lanciarmi anche nella discesa sterrata, ma solo perché si sviluppa su una strada larga, ghiaiata ma ben battuta, e non eccessivamente ripida. Quando finalmente riprende l’asfalto, frullo come Bip Bip. Il susseguirsi di curve strette costringe a frenare, ma consente anche di verificare chi sta arrivando. Sembrerebbe tutto tranquillo, potrei magari mollare un po’ la presa, in effetti sono un po’ stanchina. Suvvia, hai tirato fino adesso, ormai arriva alla fine: e gustati l’opportunità di superare qualche maschietto, che è sempre bello cogliere il loro disappunto nell’essere sorpassati da una donna. Giù in volata prima della rampa d’arrivo: destra, sinistra, traguardo! Ho spezzato l’anatema del secondo posto e, incredibile, ho fatto vibrare il quarto WOW! Essere sola su quel gradino altissimo è quasi imbarazzante: non condivido affatto la scelta degli organizzatori di premiare come vincitori assoluti i primi tre uomini e solo la prima donna, ma non posso evitare di sprizzare gioia da tutti i pori. E pensare che non dovevo neppure essere qui…

domenica 3 luglio 2011

Vidiciatico - "Corri nel Verde"


Sì vabbè, però…
D’accordo, d’accordo, non lo dico. Confesso che il pensiero mi è sfuggito, ma affermare che ho vinto perché non c’era nessuno sarebbe irrispettoso nei confronti delle mie avversarie. E che avversarie! Sulla linea di partenza avevo già individuato la medaglia d’oro, la stessa dell’anno precedente. Ipotesi aperte sulle restanti posizioni: queste valli di confine sono facile terreno per tante atlete toscane, particolarmente agili sui percorsi montanari. Fortunatamente oggi si corre su asfalto, quindi nessuna difficoltà tranne la pendenza. Da parte mia, di salite ne sto masticando parecchie e l’ultima prova ha dato esiti più che soddisfacenti. Quindi, quale che sia il parterre, le premesse per una gara brillante ci sono tutte: devo esserne convinta dal primo all’ultimo metro.
Al via ci fiondiamo in discesa; riesco ad aprirmi un varco e supero subito le prime due atlete che mi precedevano. Quando però l’inclinazione è tale da costringermi a frenare, ecco Monica che sgattaiola agile. Non mi do per vinta, appena riesco a mollare le briglie le sono sui talloni. Presto il pendio impennerà, e allora il gioco si farà duro. La strada inizia dunque a salire: mi sento in grado di attaccare perciò non indugio e vado. Poi la pagherò, lei è indiscutibilmente più forte e, soprattutto, ha una grinta che io mi sogno. Ora però sono in vantaggio, ed è già un risultato: una bella boccata di fiducia. Questa salita, però, non da tregua. Ansimo come un moribondo, eppure sono ancora in grande spinta. Chissà, forse schiatterò di colpo, senza preavviso. Chissà… Intanto mi trovo ancora qui, e sono più i chilometri fatti che quelli mancanti. Appunto: è proprio sul finale che si subiscono le umiliazioni più dure. Non penserai davvero di poter vincere questa gara? Anzi, probabilmente non sei neppure in testa, magari c’è un’altra là davanti, tanto avanti che nemmeno la vedi. Ovvio, deve essere per forza così. Nel dubbio, però, meglio continuare a tenere alto il ritmo. Quanto vantaggio avrò? Non mi guardo mai alle spalle, neppure stavolta. A cosa servirebbe, se non a destabilizzarmi? Ho corso finora sentendomi il fiato sul collo, più di così non potrei dare. Sul finale la strada spiana, mancherà qualche centinaio di metri. Attenta alle spalle. Lo sapevo! Dai, fai frullare quelle gambe, che ne hai ancora. Curva a destra, il traguardo è là. Tanti Brava Vale accolgono il mio arrivo. Avrò mica vinto? Prima donna. Ho vinto! Arriva subito Monica, anche lei mi acclama. Rallegramenti per entrambe: entrambe abbiamo battuto la vincitrice del 2010, e non di poco! Io ancora stento a crederci. Inutile dire che avrei riso in faccia a chiunque avesse pronosticato un simile risultato. Dovevo invece dare più credito ai proverbi: il terzo WOW è affermato.
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