domenica 21 agosto 2011

Altri 5 Passi in Val Carlina

- Scusa, ma dov’è finita la prima?
- Cosa dici? Sei tu la prima!
Già, pare proprio che sia così. Eppure Greta ha salutato tutte subito dopo il via, e io non l’ho certo ripresa. Diceva che non era giornata, ma chi fa caso a simili discorsi in fase di partenza? Oggi, poi, la temperatura trasforma in delirio qualsiasi ragionamento. C’è chi sostiene che la cura migliore per guarire da un infortunio sia correrci sopra, chi dichiara che partecipa solo per rilassarsi, chi non ne ha avuto abbastanza della gara in montagna del giorno prima. Poi ci sono io, che sento ancora nelle gambe gli ultimi allenamenti, mi chiedo se abbia mangiato abbastanza e mi sforzo di stare serena, tanto non si può vincere due volte la stessa competizione.
Dai, che la salita più dura è finita. Scuoto la testa, ho già esaurito le riserve, stavolta non arrivo alla fine. Un muro infinito a inizio gara può stroncare anche le migliori intenzioni, soprattutto quelle di chi conosce il seguito del percorso: se sono morta adesso, come potrò affrontare il tratto di vera montagna che incombe a metà via? Almeno riuscissi a ritrovare un assetto decente, invece di barcollare come se mi mancasse il terreno sotto i piedi. Coraggio, è solo una fase di transizione, sai bene che la variazione di pendenza condiziona l’andatura: questo po’ di discesa inizierà presto a produrre i suoi effetti, così potrai recuperare e attaccare con grinta le prossime rampe.
Ecco la prima donna! Cari, peccato che vi siate persi un passaggio. Capita. Essere seconda è già una grande soddisfazione, ma la strada è ancora tanta e le avversarie sono notevoli: insomma, sarà sofferenza fino all’ultimo metro. Le ondulazioni consentono di mantenere un buon ritmo, un barlume di lucidità mi fa persino apprezzare il paesaggio ameno. Godrò di meno sul sentiero per stambecchi che stiamo ora imboccando. Il podista che mi precede continua a correre, io lo tallono pur camminando: imito le skyrunner viste in TV, se lo fanno loro avrà senz’altro un senso. Meglio poi fare attenzione a dove si mettono i piedi, tracciato troppo esposto per i miei gusti. Meglio anche non alzare lo sguardo: non scorgendo la fine del tunnel si rischia di cedere allo sconforto. Ogni tanto azzardo qualche passo di corsa, giusto per non dire che ho sempre camminato. Sento delle voci, è arrivato il mio giorno o stiamo per uscire dal bosco?
Grande Vale! Dai, che il peggio è passato. Puro ossigeno il tifo personalizzato… Il giro di boa mi permette di individuare le inseguitrici, il distacco è abbastanza importante, ma non saprei dire se possa ritenersi definitivo: c’è ancora da penare parecchio. Appena un attimo di respiro poi si riprenderà a salire, con tanto di ulteriore tratto montanaro, stavolta arricchito da una “bella” discesa. La corro tutta, incredibile. È breve, lo so, l’asfalto è lì che mi aspetta: curva a sinistra poi giù in picchiata. Uno sguardo oltre la mia spalla, nessuno in vista: che sia al sicuro?
Ecco la prima donna! Ancora? Ho già sentito tante volte questa esclamazione, vuoi proprio che siano tutti accecati? Se insistono finirò col crederci…
Strade trafficate, segno che siamo ormai prossimi all’arrivo. Deviati su una traversa secondaria, troviamo ancora qualche saliscendi. Mi sorprendono le forme della chiesa di Lizzano, che noto dall’alto: hanno un ché di orientaleggiante, non l’avevo mai constatato prima. A dire il vero, non avevo mai individuato neppure la chiesa, o forse ne ho perso memoria. Sfinita come sono, è già tanto se ricordo il mio nome. Sento nuovamente delle voci, e vedo gente: forse è davvero la volta buona.
Ecco la prima donna! Editto che suona ufficiale. È dunque vero: ho vinto io, anche quest’anno. Bel mistero. Mi fiondo sulla fontana, l’acqua fresca lava tutte le perplessità e allevia le fatiche: i “mai più” di pochi minuti fa scorrono e vanno. Restano solo i sorrisi di chi oggi esprime radiosa contentezza.

domenica 7 agosto 2011

Porretta

Quando su di te pesano troppe aspettative, diventa estremamente facile deluderle. Non è che, avendo vinto due gare consecutive, risulti automatico vincere anche le altre. Beh, e perché no? Nemmeno a Vidiciatico credevi di farcela. Chi ci sarà mai oggi? Non lo so, ma meglio evitare illusioni: troppe atlete che non conosco, potrebbero benissimo essere tutte più forti di me. È vero, stamattina sono un po’ spenta: sarà l’intontimento causato dalla dormitina fatta in auto, sarà la consapevolezza che non si può sempre essere al top, o sarà forse che ultimamente mi vedo un mostro. Fosse anche semplicemente la solita scaramanzia pre-gara, una cosa è certa: il mio obiettivo è migliorare il tempo realizzato l’anno scorso, a prescindere dal piazzamento. Ovvio che mi interessi anche quest’ultimo, come negarlo? Ma è su di me che devo essere concentrata.

Concentrazione che vacilla quando, proprio nel momento di tregua, al termine del primo terribile tratto in salita, un’agile atleta mi spodesta dalla terza posizione. Il miraggio del podio svanisce miseramente. Una più tosta a questo punto avrebbe detto: non sia mai! E sarebbe partita in quarta per riagguantare il vantaggio perduto. Io invece vorrei stramazzare al suolo, mi sembra di non avere mai fatto tanta fatica in vita mia e, come ogni volta che mi coglie questa sgradevole sensazione, penso che farei meglio a ritirarmi e che di gare simili non ne vorrò più vedere fino a chissà quando. Film già visto, che noia… Perché lasciarsi inquinare da tante scemenze, quando la ragazza è lì ad un passo. Eh sì, la discesa aiuta e io prendo il volo. Torno in carreggiata con una marcia in più. Peccato che, quando dovrò scalare nuovamente, il mio motore non ne voglia più sapere. Che delusione. Nonostante tutti i miei strabilianti allenamenti in salita, con risultati che mai avrei sognato, oggi il dislivello mi sta uccidendo. E la giovane avversaria ne approfitta. Ora posso solo sperare che si scollini il più presto possibile, ma questa rampa non finisce mai, e quando concede un attimo di respiro ecco che subito torna ad impennarsi. Ecco, ora si scende davvero: la vedo, è proprio a tiro. Ma quel briciolo di distanza che ci separa non accenna a diminuire. Una decina di secondi. Incolmabili.

Mi dispiace. È quanto mi sento di dire al mio presidente, che si aspettava certo di più. Io ho abbassato di oltre un minuto e mezzo il mio tempo su questo percorso: non è poco, su un simile tracciato. Dovrei essere pienamente soddisfatta, ma… quando mai? So di avere reso al massimo, ho dato fondo a tutte le mie forze, altre non ne avevo. Allora perché non riesco a togliermi dalla testa quel duello da cui sono uscita sconfitta? Il tarlo continua a rodere: se avessi reagito così, se avessi attaccato colà, se avessi provato a… Basta!!! Il risultato è ottimo, ti vuoi convincere? Obiettivo centrato: stai migliorando, è evidente. Alza lo sguardo, che altre mete sono all’orizzonte - e non ammettono incertezze.


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