mercoledì 8 aprile 2009

Bye bye PD

Ho peccato di romanticismo, lasciandomi attrarre dall’influsso del buon Walter.
Avevo sempre avuto un debole per lui: da quando si occupava di cultura e si appassionava per il cinema; da quando mi lasciò una dedica sul suo libro su Berlinguer. A Valentina che vivrà e vedrà un mondo migliore, diceva. Il mondo non è affatto migliorato, almeno non ai miei occhi, ma di sicuro io mi sono sempre impegnata affinché non peggiorasse. Ho dunque seguito il sogno di Walter, credendo di poter offrire un mio piccolo contributo.
L’ingenuità e l’inesperienza possono giocare brutti scherzi. In men che non si dica mi sono ritrovata nel direttivo del circolo, insieme a persone di cui non sapevo nulla. Ho subito iniziato ad occuparmi di cose per me completamente nuove, con entusiasmo e soddisfazione, e nel giro di pochi mesi è capitato che diventassi persino segretaria del circolo stesso. Accidenti! Enorme responsabilità, considerando la situazione critica che stava attraversando l’Amministrazione del nostro Comune. E’ proprio ciò che si è sviluppato attorno a quest’ultima che mi ha fatto prendere coscienza di quanto inconsistente fosse la struttura del partito e, soprattutto, di come fossero nette e inconciliabili le divisioni al suo interno. La cosa più grave, però, era che tali fratture si rivelavano sempre più esplicitamente anche a livello nazionale: una miriade di leader, ognuno dei quali esprimeva opinioni diverse sulle varie questioni all’ordine del giorno, senza mai una presa di posizione forte, chiara, autorevole. Solo blandi tentativi di compromesso e accomodamento. Era questa la forza riformista e progressista che doveva risollevare le sorti del Paese?
Le primarie per il candidato Sindaco hanno dato il colpo di grazia finale. Strumento innovativo quanto pericoloso: devastante se utilizzato senza metodo e senza intelligenza. Tutti accorrono a votare per sentirsi protagonisti, per osannare il più visibile e rinomato: esattamente come nel televoto. Vince chi sa accaparrarsi più consensi, e non importa se è un incapace. Tutto sommato, non importa nemmeno quale sia esattamente la sua posizione politica, né quali siano le sue esperienze, le sue competenze, le sue proposte. Un bel giochino per fare accorrere le masse – e poco conta dove (e per chi) correranno quelle masse il giorno delle elezioni amministrative.
Logica correntizia e visibilità: questo è ciò che ha prevalso in tutta questa triste vicenda. E che ha continuato a prevalere in maniera sempre più marcata nei mesi successivi.
Più in alto, intanto, si dimetteva il segretario e lo si sostituiva col suo vice. Continuando ad arrancare tra prese di posizione incerte e assurde concessioni alla libertà di coscienza. E tutti ad entusiasmarsi per le parole di una segretaria di circolo che, facendo un copia-incolla di considerazioni già sviscerate da mesi su tutti i principali organi di stampa, senza aggiungere alcuna proposta, anzi, sviolinando il nuovo segretario, è diventata una star. Il nulla che avanza.
Poiché il nulla sta avanzando di gran lena anche qui, io ho deciso di abbandonare la nave. Ho provato a resistere finché ho potuto, ma non ha senso lottare per qualcosa in cui non si crede più. Perché in questa linea io non mi riconosco affatto. Ho creduto nel sogno di Veltroni, ho creduto che la nostra forza e i nostri ideali avrebbero potuto concretizzarsi in un progetto comune. Ma ho dovuto constatare che le differenze sono troppe, e la mia coscienza profondamente di sinistra non può accettare squallidi compromessi che non fanno che evidenziare come, di fatto, il partito non esista.
Ritengo che il progetto sia fallito, e che si stia operando un vero accanimento terapeutico per tenerlo in vita. Se le mie sono solo previsioni sono catastrofiche, saranno le elezioni di giugno a sancirlo. Di certo, qualunque potrà essere il risultato, resta il fatto che questo “amalgama” non è il mio partito. Mi spiace solo non averlo capito prima.
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