lunedì 29 marzo 2010

A New York. Contro la SLA

Correre n. 306 - Aprile 2010

Parma, 12 settembre 2004. I più assidui frequentatori della community di Podisti.net hanno colto l’occasione della Cariparma Marathon per (ri)conoscersi: finalmente potranno assegnare un volto a nomi e soprannomi confrontatisi finora solo virtualmente. Molti correranno la maratona, io mi misurerò sulla mezza, altri si fermeranno a 10km. Francesco, invece, non è in tenuta da running: è passato solo per un saluto. Come saprò in seguito, da un po’ non è in gran forma: avverte un’insolita stanchezza, di tanto in tanto riscontra difficoltà nei movimenti, e nota svariati sintomi indecifrabili.
Nel tempo gli appuntamenti sul web si fanno via via più radi, il gruppo si frastaglia e gli incontri diventano prevalentemente casuali. Non ho più saputo nulla di Francesco. Fino a pochi mesi fa, quando, scorrendo sul sito tramite il quale l’avevo conosciuto, leggo: “Francesco Canali ha un sogno: correre a New York spinto da 4 amici per combattere la SLA”. L’onda di ricordi che segue la scossa gelida mi porta a riallacciare quei contatti ormai lontani.
Eccolo dunque davanti a me, Francesco, sorridente e radioso come solo una persona dotata di vitalità straordinaria può mostrarsi. Non c’è traccia di sofferenza sul suo volto, né toni di abbattimento nella sua voce: affronta il dramma con leggerezza e dignità, e riferisce il suo calvario con l’orgoglio di chi, anche nel baratro, non si lascia sfuggire nessuna opportunità.
Quando mi diagnosticarono la malattia, nell’aprile del 2005, restai per un giorno e mezzo a fissare il muro della mia camera. Avevo due opzioni: aprire la finestra e buttarmi sotto, oppure reagire.
Francesco ha cesellato la reazione al male giorno dopo giorno, nei lunghi anni scanditi da visite, analisi e controanalisi senza esito. Anni durante i quali si documenta, acquisendo consapevolezza della sua sorte. Eppure, impegna ogni forza per non rinunciare a ciò che più lo entusiasma.
Dopo 25 anni di basket- racconta - decisi di dedicarmi alla corsa. Come tutti, iniziai con pochi chilometri. Poi mi appassionai, aumentai le distanze e mi posi degli obiettivi. Ma già nel 2001 colsi i primi segnali: mi stancavo troppo presto, non era da me. Riuscii comunque a portare a termine due mezze maratone: la prima nel 2003, proprio a Parma. Altre due l’anno successivo, e già in testa avevo il sogno di tanti podisti: New York. Ma il progredire della malattia soffocò le mie ambizioni. Gli ultimi passi di corsa li ho mossi nel 2005, in febbraio: 6 km terminati in condizioni pietose.
Nonostante tutto, Francesco non demorde. Una vita nello sport gli ha donato tenacia e determinazione.
Non sono uno che si arrende, non lo sono mai stato. La partita si combatte fino alla fine, guai darsi per vinti. Ho bluffato finché ho potuto, per non gravare sui miei cari. Ora sono forte anche per merito loro. Paradossalmente, grazie a questa malattia ho ricevuto dimostrazioni di affetto e solidarietà che diversamente non avrei conosciuto.
Come replicare? Un uomo su una sedia a rotelle ringrazia un destino infausto per le nuove opportunità che esso gli ha offerto. Quando si dice: voglia di vivere. Voglia di mettersi ancora in gioco e sostenere altre sfide. E New York torna a profilarsi all’orizzonte.
L’ho lanciata come battuta, ad un amico: perché non ti alleni per spingermi alla maratona di New York? Beh, mi ha preso sul serio!
Il progetto diviene dunque ufficiale, con il patrocinio dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), il sostegno di diversi enti e associazioni e, soprattutto, il coinvolgimento di quattro amici: Gianfranco Beltrami, Andrea Fanfoni, Gianluca Manghi e Claudio Rinaldi. Da sempre uniti dalla passione per la corsa, ora pronti ad affrontare una nuova avventura, non certo fine a se stessa.
Voglio lanciare un messaggio di speranza ai tanti malati e, soprattutto, sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni affinché incrementino la ricerca su questa malattia, ancora troppo oscura.
Non fosse perché lo vedi su una sedia a rotelle, non si direbbe mai che Francesco sia malato: ciò che trasmette è energia pura, frizzante, briosa. Unica.


Per sostenere il progetto: AISLA ONLUS - MARATONA NEW YORK 2010c/c 57369480 iban IT43N0623012708000057369480, info su www.vincilasla.it
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