È
bizzarro come, in queste notti, la materia dei miei sogni sia influenzata da eventi
e immagini che hanno animato la
giornata. O forse dipende dal fatto che, prima di addormentarmi, medito sulle
parole che imbastirò nel diario quotidiano: vuoi vedere che l’inconscio abbia
qualcosa da suggerirmi? Che, inconsapevolmente, abbia sviluppato un impulso verso
la scrittura? Scrittura che, nel dormiveglia, si esplica in un’altra lingua. Perché
dalle riflessioni sull’amicizia sono emerse le uniche figure che possa ritenere
a tal proposito appropriate, e una di queste è il caro vecchio Roy. Eastbourne,
1993. È vero, lui era molto innamorato, io per nulla, ma non gli ho mai fatto
credere il contrario e quando, nel momento del commiato, gli ho ricordato che
da quel momento in poi saremo stati solo ed esclusivamente amici, lui mi prese
in parola. Iniziò allora una fitta corrispondenza, vere e proprie lettere
scritte a mano - ebbene sì, c’è stato un tempo in cui non esisteva internet e
nemmeno i cellulari. Ci raccontavamo l’evolversi delle nostre vite, l’abbiamo
fatto per anni e solo ultimamente, per pigrizia mia, la frequenza si è
rarefatta: dovrò provvedere, gliel’ho promesso ed è importante che lo faccia. Ho
iniziato, appunto, in sogno: scrivevo in inglese, con notevole difficoltà, e
questo mi indispettiva. Ai tempi andavo via liscia, maneggiavo acutamente la
lingua. Ora invece la leggo agilmente, ma sarei decisamente goffa se dovessi
esprimermi. Che rabbia: tanto sforzo per imparare qualcosa, poi basta
sospendere l’esercizio per perdere pressoché tutto. Come con la corsa. Dicono che
la memoria conservi quanto appreso, e che quindi basti poco per riacquisire le
abilità sopite. Sarà vero?
Intanto
ieri sera mi sono lanciata in un colpo di vita, accompagnando Jader a
fotografare la Fluo Run, a S. Lazzaro. La mia opinione su simili manifestazioni
sarebbe certamente tacciata di snobismo. Che dire? Inutile ripeta che per me la
corsa è uno sport individuale: l’ho scelta per questo, per questo la amo. Ovvio
quindi che aborra qualsiasi evento atto semplicemente a fare massa. Tollero a malapena
gli allenamenti in compagnia: uno ogni tanto volentieri, che diventi una prassi
proprio no. Mi rendo sempre più conto di essere una mosca bianca – ma qui
tornerei alle riflessioni di ieri, perciò evito di ripetermi. Quanto alla
serata, mi è servita per camminare un po’ e per prendere una boccata d’aria. Pazienza
se, mentre il fotografo era all’opera, ho dovuto sciropparmi un’oretta di zumba
-esiste qualcosa di più ridicolo?
Sono
contenta di essermi mossa, mi ha fatto bene. Infatti, ho dormito più del solito,
e anche stamattina mi sono concessa una passeggiata: biblioteca, edicola,
supermercato. Niente di che, e sempre stringendo i denti, ma la soddisfazione è
tanta. Non che sia scemata la preoccupazione, ma queste incursioni nella vita attenuano
temporaneamente le tensioni. Tensioni che, inevitabilmente, prendono il
sopravvento nel corso delle interminabili giornate spese davanti ad uno schermo.
Ho il sedere piatto, la schiena gobba e le gambe anchilosate. Domani riprenderò
l’attività, ho deciso. Semplicemente la mia amata core stability, adesso almeno
questa posso affrontarla.
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