giovedì 27 settembre 2007

Grigio

Giornata grigia.
Non tanto per il cielo plumbeo e l’echeggiare del tuono. O forse anche per quello, forse il clima burrascoso agita anche il mio animo e mi rende più cupa del solito.

Cleopatra, con molte probabilità, sarà da operare. Sabato sentirò un altro parere, ma le speranze sono molto flebili.
La mia auto, con molte probabilità, sarà da rottamare. E questo significa che dovremo tornare alla schizofrenica gestione del quotidiano con un’auto sola. Certo, siamo sopravvissuti fino all’anno scorso, sopravvivremo quindi per chissà quanto ancora. Però…
L’ufficio è sempre più asfissiante, lavoro privo di qualsiasi interesse e colleghi voltafaccia – possibile che, alle persone, basti salire di mezzo gradino per mutare carattere e personalità?!

Io mi sto dando da fare per conquistare sicurezza nelle mie forze e nelle mie potenzialità, poi mi piombano addosso piccoli e grandi guai che rovinano tutto. Guardo il mio estratto conto e mi metterei a piangere. Con quali soldi curo Cleopatra? Come riparo il danno dell’auto? A cosa devo rinunciare, ancora?
Mi sembra di fluttuare in una dimensione atemporale, quasi fossi in attesa che qualcosa accada, senza sapere esattamente cosa. So che dovrei reagire, ma non so come. So che dovrei cambiare qualcosa, ma non so dove e come intervenire. Avessi più coraggio, più sicurezza, più determinazione. Invece, sono solo capace di raggomitolarmi su me stessa e vedermi piccola piccola.

giovedì 20 settembre 2007

Mondiali




Tornata a casa sabato con la coda tra le gambe, mi sono resa conto di non essere sufficientemente stanca. Così, l’indomani, ho approfittato di una tapasciata per sfogare la mia delusione: mezza maratona non competitiva, corsa in scioltezza al ritmo che, ventiquattro ore prima, non ero riuscita a mantenere. Già, perché a Riccione mi sono mestamente ritirata al ventottesimo chilometro, dopo diversi passaggi troppo lenti per i miei gusti. Come attenuanti: il clima torrido, il percorso su circuito di due giri, la scarsa fiducia nelle mie possibilità. In definitiva, problemi più mentali che fisici. Non ho saputo affrontare la crisi con la grinta necessaria per poterla superare. L’immagine della strada che avevo ancora davanti mi ha abbattuto.
È andata così, ma mi sono già ripresa. Mi sento più forte e più combattiva. Verranno momenti migliori, e non dovrò aspettarli troppo a lungo.

venerdì 7 settembre 2007

venerdì 7 o 17?...

Uno scricciolo di dieci centimetri si e no. Rantolava come in preda alle convulsioni. In realtà, era appena stato colpito da un’auto, una di quelle che alla mattina hanno il fuoco dentro e che aggrediscono la strada come caterpillar. Prepotenza, arroganza, cafonaggine. È questo che mi circonda ogni mattina, non bastasse l’idea di andare al lavoro per innervosirmi.
Oggi, poi, quel corpicino martoriato… Avvistato quando mi era impossibile fermarmi. Ho svoltato alla prima rotonda, pochi metri più in là, pregando che fosse ancora vivo, già pensando al tragitto verso il pronto soccorso veterinario. Pochi minuti, fa che ci sia ancora, fa che possa salvarlo…
Troppo tardi. Lo vedo in distanza, già ridotto in poltiglia.
Perché non l’ho visto prima? Perché non sono riuscita a salvarlo? Piccolino, accidenti , cosa ci facevi in mezzo a quella maledetta strada? Maledetti voi, dove diavolo guardate quando siete dentro quelle scatole infernali?
Non riesco a liberarmi da questo magone. Giornata schifosa, che sarà interminabile: tutto il giorno in ufficio e, per finire in bellezza, all’ospedale da mio padre. Che almeno torni a casa presto, non sia mai che crolli anche mia madre.

Beh, sforziamoci di trovare note positive. Allora: la prossima settimana sono in ferie. Evviva! Niente viaggi, purtroppo, se non un breve tragitto verso un appuntamento mooolto impegnativo che, sono sicura, mi darà grande soddisfazione.

lunedì 3 settembre 2007

Disastro

Disastro totale.
Partita con le migliori intenzioni, forse avrei dovuto avere un obiettivo più preciso, forse dovevo stare più tranquilla, forse…Forse dovrei darmi all’uncinetto!
Buon ritmo per 5 km, l’avversaria mantenuta a distanza strategica, poi il tracollo: lento e progressivo. Catastrofico. Visto il passaggio al decimo, ho ritenuto inutile continuare lo strazio e sono tornata all’ovile con la coda tra le gambe.
Una bella botta, non c’è che dire. Proprio quello che ci voleva per abbattere ulteriormente un morale già abbastanza interrato. E adesso, dove voglio andare?
Un lavaggio del cervello, ecco cosa mi servirebbe, perché la mia testa continua a macinare formule negative, a dispetto di tutti i miei più combattivi propositi. Possibile che fosse solo una malignità del caso quel mal di testa che ha cominciato a martellarmi sabato sera, e che domenica mattina quasi mi ha impedito di alzarmi dal letto? Poi, però, sembra sempre di lamentarsi e trovare scuse. C’è poco da scusarsi: la situazione è pietosa. Punto.
Fermarsi per resettare tutto? E chi mi sopporta, se smetto di correre? Ci sarà un modo per uscire da questo stallo, deve esserci. E io devo trovarlo, perché non posso pensare che, senza una ragione, abbia già esaurito le mie potenzialità.
Stimoli, entusiasmo e fiducia: non so ancora come né dove, ma devo trovarli!
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