domenica 13 ottobre 2013

SPAR BUDAPEST INTERNATIONAL MARATHON - Coca Cola Body Awakening 30 km

Ecco a voi l’inviata speciale alla scoperta dei segreti di Budapest!
D’accordo, mi sono fatta un po’ prendere la mano, ma l’esperienza di corrispondente per Podisti.Net alla maratona della capitale ungherese mi ha proprio entusiasmata. La città, bellissima, merita di essere visitata con calma: in due giorni ne ho avuto solo un assaggio, e mi è rimasto un certo languore.
Ma veniamo alla ragione principale del viaggio. Ho descritto l’evento nell’articolo sul sito: lì, ovviamente, non mi sono dilungata sulla mia prestazione. Prestazione che è stata indubbiamente condizionata da un pre-gara non proprio ortodosso – specie per una sempre attenta ai dettagli, soprattutto alimentari. Sorvoliamo sui pasti del venerdì e del sabato: non so se sia stato peggio quello che ho mangiato o quello che non ho mangiato. I sensi di colpa non mi hanno comunque impedito di dormire come un sasso: ho completamente ignorato il fragoroso temporale che, mi hanno riferito, ha rinfrescato il sabato notte. Mi aspettavo una mattinata tiepida e luminosa, invece mi sono trovata ad attendere l’orario della partenza avvolta da un madido nebbione.
Raggomitolata su una panchina, al riparo di un sottile cornicione, cerco di concentrarmi nella lettura, sperando che il tempo scorra in fretta. Così però accumulo umidità e freddo, meglio muoversi un po’: sgranchire le gambe, guardarsi un po’ in giro, cercare di capire quando sia opportuno posizionarsi sullo start. L’atmosfera è quella di una tapasciata paesana, meglio così. Mi svesto, deposito lo zaino, e inizio a scaldarmi.
Valentina! Dice a me? Non ci posso credere, guarda dove devo andare per rivedere il mio primo allenatore… che festa! Momenti elettrizzanti, che mi siano di aiuto. Intanto, mi approssimo alla griglia di partenza, tranquilla tranquilla. Si aggiungono altri podisti, tutti molto rilassati: temevo una calca furiosa, nello stretto corridoio a noi riservato, invece sembra quasi che la gara sia altrove. Eccola, quella “vera”: la maratona. La testa della corsa sta transitando, tra un po’ li seguiremo. 5, 4, 3, 2, 1… via: adesso tocca a me. Imposto un’andatura agile, non dovrei trovare difficoltà. Ma, al primo giro di boa, mi rendo conto che stavo correndo col vento a favore: ora, che è contrario, la musica cambia. E sarà così per tutto il percorso: un po’ si respira, un po’ ci si affanna, e non solo per il vento – ponti, ponticelli, curve a gomito. Tengo bene per 25 km, poi tutte le condizioni sfavorevoli si concentrano e il mio ritmo cade a picco. Tagliato il traguardo in ginocchio, mi annunciano che sarò premiata sul palco: ignoro la mia posizione, ma la notizia mi rallegra. Peccato che non potrò essere presente, dovendo scappare in albergo per liberare la camera: devo immediatamente recuperare il mio zaino, i tempi sono strettissimi. Già, il mio zaino: dov’è? Scusate, dove si recuperano le sacche consegnate alla partenza? Facce stranite, cosa avrò mai chiesto… Vago disperata, ormai in preda ad una crisi di panico. Credevo di trovare il camion subito dopo l’arrivo, ma non ce n’è traccia, e nessuno sembra sapere dove sia. Sono allucinata, sfinita e allucinata. Finalmente una buon anima con le idee abbastanza chiare mi invita a seguirla: ci si inoltra in un parco, si attraversa il percorso di gara, poi un sentiero…. Aiuto! Dove stiamo andando? E’ qui, non ti ricordi? Non posso ricordarmelo, non sono partita da qui, io!!! Mi riapproprio dei miei beni, levo il top, infilo la felpa e fuggo verso l’uscita. In 40 minuti dovrei rientrare in albergo (distante poco meno di 3 km), fare la doccia, completare la valigia e fare il check out. Bisogna correre, ancora!
Mi hanno concesso un margine sufficiente, squisito il personale di questo hotel. Finalmente posso rilassarmi. Potrei uscire e gustarmi qualcosa in quell’elegantissimo caffè qui vicino, ma non ne ho le forze: nemmeno per mangiare. Un senso di nausea mi accompagnerà per tutto il viaggio, che sarà alquanto travagliato. Ma quante cose avrò da raccontare…
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