Alla
fine, rompere le scatole paga sempre. Basterebbe imparare ad essere più sprezzanti,
a farsi meno scrupoli, a mettere nero su bianco: insomma, ad essere più
stronzi. In senso buono, sia chiaro. Cioè: se quello che compri è una ciofeca, perché
non dichiararlo? Con le dovute maniere, ovvio. Vale a dire: se ti chiedono una
recensione, esprimi esattamente ciò che pensi. Io ho sempre tentennato a
fornire giudizi negativi, temendo di offendere o di urtare qualsiasi sensibilità.
Ma stavolta non mi sono trattenuta: quei pantaloncini di Decathlon sono una
schifezza. L’ho scritto. E loro, non solo l’hanno pubblicato, ma mi hanno anche
contattata offrendomi la possibilità di restituirli, pur senza scontrino ed etichetta.
Così ci hanno guadagnato in considerazione – ed io ho un paio di short nuovi,
decisamente migliori. Di sicuro, d’ora in poi non acquisterò più nulla senza
averlo prima provato.
Sono
dunque pronta per la prossima uscita in bici. Devo solo attendere la sentenza. Tutto
sommato, la giornata è trascorsa abbastanza liscia. Indubbiamente la ginnastica
aiuta. Stamane un’ora e un quarto di fitball – ho trovato un video con un’interessante
serie di esercizi, abbastanza lunga, impegnativa il giusto. Certo, preferirei
qualcosa di più massacrante, ma mi adeguo, facendo appello alle briciole di
pazienza che restano sparpagliate qua e là. Intanto ho fatto passare la
mattinata. Parto quindi per l’incursione, appunto, da Decathlon, dove un
giretto si fa sempre volentieri. Nello specifico, equivale anche a camminare al
di fuori delle quattro mura, indossando un paio di scarpe anziché di ciabatte. Poco
è variato negli ultimi giorni, a volte mi pare di sentirmi meglio, altre mi
sembra di essere sempre allo stesso punto. A questo punto, si tratta solo di
fare passare la notte.
Nell’attesa,
sono in vena di cazzeggio. Anche oggi il computer mi annoia, e non c’è nemmeno
il Giro da guardare. Ottimo. Nessuna scusa: è il momento di leggere. Confesso
mestamente che ho restituito il tomo infinito dopo “appena” trecento pagine, e
ho ceduto al richiamo di un altro libro di cui si dice un gran bene: Le nostreanime di notte di Kent Haruf. In un paio d’ore te la cavi, e ne vale veramente
la pena. Delicatissimo. L’incontro di due solitudini narrato attraverso i
dettagli di una quotidianità semplice, forse piatta, ma nella quale ogni gesto
esprime l’essenza di una vita intera: di ciò che è stata e di ciò a cui ancora
aspira. Ora, come spesso accade uscendo soddisfatti dal primo incontro con un
autore, vorrei leggere anche altre sue opere. Cercherò la prima della Trilogia
della pianura, poi si vedrà.
Domani
è un altro giorno.
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