domenica 22 febbraio 2015

Circuito di Castenaso

Da quanto tempo non correvo un diecimila? Considerando che l’anno scorso ero ferma (sì, anche l’anno scorso), devo sfogliare i diari del 2013 per trovare tracce delle mie performance su tale distanza. E che performance! Quella di oggi, poi, spettacolare.

Piove da ieri sera. Quella bella pioggia che ti farebbe restare sotto le coperte a oltranza. Non lamentarti, che potrebbe essere neve. Non mi lamento: perlomeno, la mia controprestazione avrà un’attenuante. Se poi aggiungiamo la faticosa ripresa dopo il lungo (ennesimo) stop, la tosse devastante che mi ha ridotta a una larva per una settimana, il periodo dell’anno che, come tutti gli orsi che si rispettino, dovrei trascorrere in letargo, direi che la schifezza possa essere tranquillamente annunciata.

Peccato, però. Avrei ambito ad un ingresso più dignitoso nella nuova società. Già, perché quest’anno ho finalmente compiuto il grande passo. Quando una situazione ti crea disagio, ti fa sentire fuori posto, ti provoca insofferenza, perché assecondarla? Un po’ per pigrizia e un po’ per vigliaccheria, ho tergiversato troppo a lungo. Ma ora eccomi qui: dentro una tenda con nuove compagne, ad indossare la canotta biancoverde.

Il problema, ora, è uscire da questa tenda. La temperatura sarebbe anche accettabile, ma l’umidità ha già penetrato le mie ossa e sto battendo i denti. E continua a diluviare. Dai, sono solo 10 km, passano in fretta…

Sono subito imbottigliata, e già inveisco; per avanzare affondo in una pozzanghera, e impreco; dopo il terzo chilometro inizia l’acquitrino della ciclabile: manca poco che bestemmi.  Lo dicevo che oggi non era giornata. Provo a pormi l’obiettivo di agganciare un paio di ragazze davanti a me, ma il distacco non accenna a diminuire. Meglio non pensare a dove saranno quelle che conosco, meglio anche non ispezionare troppo il Garmin: sono le gambe che devo controllare, gambe che si stanno facendo pericolosamente pesanti. Se non altro, riesco a guadagnare un paio di posizioni, e se riuscissi ad agguantarne un’altra, particolarmente succulenta, potrei dirmi quasi soddisfatta. Ma sul fango non ho alcuna possibilità e un mezzo giro di pista, nel finale, non sarà sufficiente per lanciare uno sprint. Persino il crono infierisce. Un minuto in meno, non chiedevo tanto: e sarebbe stata comunque una prova scarsissima. Così, invece, è proprio disastrosa.

C’è persino chi mi fa i complimenti, chi osa addirittura un “bravissima”: un’accoglienza così quasi mi imbarazza. Atmosfera rilassata, amichevole, un clima a cui non ero abituata. Ho fatto la scelta giusta. E forse la svolta è stata imboccata nel momento più opportuno: quando necessitavo di una scossa, di nuove motivazioni, di uno stimolo per continuare ad allenarmi con metodo e, soprattutto, con passione. Saranno buoni frutti, crediamoci.




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