domenica 25 marzo 2012

Eclissi


Anche le parole si ingolfano. Non trovano una via d’uscita. Il flusso di pensieri, anziché prendere forma di espressione, si riavvolge su se stesso. Perché nel buio è impossibile dare una consistenza alle idee – idee che tornano a martellare, sempre loro, sempre le stesse. Da quanto tempo? Troppo. Troppo per essere tollerato, per concedere spazio ad un respiro, per far credere che finirà. E non mi si venga a dire che bisogna essere positivi, che basta la salute, che c’è chi sta peggio: potrei reagire violentemente. Sarà anche vero che il mondo pullula di disgrazie, ma sono troppo distanti da me per potermici confrontare direttamente. E i discorsi che mi circondano mi rendono sempre più aliena da tutto e da tutti. A forza di non posso la gabbia si restringe – e le energie si affievoliscono.

Sarà per questo che non sono riuscita a sopravvivere all’inverno?  Sarà un caso che sia crollata alla prima nevicata? Febbre a trentanove, influenza con tanto di svenimento: non mi accadeva da almeno quindici anni. Una settimana in catalessi quindi, per favorire la riabilitazione, altra neve. Uscire a correre potrebbe essere la soluzione definitiva: suicidio assicurato. Non mi sento però ancora pronta. Mi sbatto allora sulla cyclette, e mi industrio a tagliare e cucire qua e là per concedermi qualche ingresso in palestra: il tapis roulant è un inferno, ma è l’ultima spiaggia prima della rinuncia definitiva. Sì, perché in testa ho una maratona. Bella idea davvero! Preparare una maratona in inverno, ma come mi è venuto in mente? Non mi sono bastati i tentativi precedenti, tutti falliti miseramente? Sono proprio irrecuperabile… E la neve non da tregua. Riesco a rullare come un criceto fino a due ore, almeno fosse l’ultima volta. Basterebbero qualche grado in più e strade accessibili, giusto per riprendere confidenza con la corsa – quella vera. E’ come ricominciare tutto da capo, come uscire dal letargo, come (effettivamente è) rimettersi in moto dopo la convalescenza. E pretendere che la macchina possa essere perfettamente allineata alla tabella di marcia. La carriola invece scricchiola: i primi giorni si limita ad annaspare, poi ti dice che vuole fermarsi. Ancora!? Ebbene sì, il muscolo duole, decisamente troppo per andare avanti. Trenta chilometri? Ma non scherziamo! È già tanto riuscire a camminare. Ciao ciao maratona… Ciao ciao anche alla prima gara dell’anno. Beh, non che perdere Castenaso sia una gran disdetta. Ma, si sa, la società, il campionato, il trofeo… la solita barba, è vero, ma dire di no in fondo dispiace sempre.  Mani miracolose sostengono che la gamba sia in ordine (o quasi): per lo meno, idonea ad affrontare una prova di 10 km. Proviamoci pure. E realizziamo il peggior tempo che la nostra memoria abbia registrato: dopo un mese atrofizzato, aver tagliato il traguardo è già un miracolo. Rimettersi in sesto è un’ardua impresa. Acciacchi in ogni dove, proprio come un principiante della corsa. Due settimane per poter affrontare una mezza. Cosa aspettarsi? Naturalmente, sempre troppo. Infatti, un minuto in più dell’anno precedente ha il sapore di una sconfitta devastante. Tutto il mondo avanza e io resto indietro. Certo, lo so che non è così, ma questa è la percezione – e probabilmente lo sarebbe anche se avessi realizzato un risultato migliore. C’è un baco nel sistema, ormai è appurato. Quindi, perché non prendere un’altra bastonata. Ma sì, andiamo a correre anche a Imola, hai visto mai? Hai visto mai che, con questo ridicolo allenamento e questa penosa condizione di forma, tu non riesca a peggiorare ulteriormente?…

Colpo incassato. Passa oltre. Cerca di concentrarti sul qui e ora, perché non è possibile che in pochi mesi si sia sgonfiato tutto. Con la mente oppressa e il morale a terra la fatica è amplificata, ma non è una novità: è solo l’ennesima prova, una tra le tante. E tu non vuoi dargliela vinta, vero?








domenica 4 marzo 2012

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