martedì 9 aprile 2013

Maratona del Lamone

-        Quando vieni a fare la maratona di Russi?
-        Mai!
Che rispostaccia! Ci si può rivolgere così malamente a chi ha appena sprecato una dose sconsiderata di energie nell’aiutare una povera podista a concludere degnamente la maratonina di Imola? Sì, perché se negli ultimi 4 km non ho ceduto alla forza di vento e stanchezza, lo devo proprio all’incitamento di Giacomo, che ora scopro essere parte dell’organizzazione della suddetta maratona. Perdonami, ma non è proprio fattibile: una gara del genere in quel periodo è fuori dalla mia portata – significherebbe effettuare la preparazione in pieno inverno, cioè ridursi a brandelli. Ho in programma tutt’altro, un mese dopo…
-        Ottimo, potresti quindi correre a Russi come allenamento, un lunghissimo quattro settimane prima sarebbe perfetto! Dai, che ci sono poche donne, facci questo piacere…
Beh, a ben pensarci, l’ultima volta che corsi due maratone a distanza di quattro settimane l’una dall’altra realizzai il personale in entrambe. Altri tempi, senza dubbio, e altra Valentina. Però qualche analogia con quell’età d’oro è riscontrabile: analogo entusiasmo, analoghi progressi e, soprattutto analoga compagnia. Le condizioni si prospettano favorevoli, se il mio allenatore approva…
Sciolta e spensierata fino a metà, poi vedi. Metà è andata via liscia, adesso proviamo ad impegnarci. Difficile è non esagerare: aumentare senza eccedere, per non ritrovarsi al trentesimo completamente al buio. Concentrazione massima, massima attenzione. Avvisto una sagoma familiare: un’amica alle prese con una giornata sfavorevole. So cosa significhi, la accarezzo con una parola, di più non saprei fare. Al venticinquesimo supero un’altra donna, mi chiedo quante ce ne siano davanti a me. Ancora una all’orizzonte, possibile? Non mi era mai capitato di essere sempre in sorpasso, mi aspetto da un momento all’altro di essere travolta da atlete più caparbie e determinate di quanto io possa esserlo. Intanto mancano “solo” 12 km, altri due e saranno meno 10: l’equivalente di un banale allenamento. E mi metto alle spalle un’altra atleta. Ovvio che queste azioni agiscano come sferzate di energia pura, altro che gel! Il tratto sterrato non mi destabilizza, devo essere proprio in trance. Siamo a 35 e tutto va bene. Al trentanovesimo guadagno un’ulteriore posizione. Fate largo, sto arrivando! Ultimi 2, una ripetuta lunga. Comincio ad essere un po’ stanchina… Il finale è alquanto arzigogolato, la mia coordinazione lascia molto a desiderare. Ma che sorriso stampo sul traguardo! Neanche avessi vinto…
Il tempo è quello che, in questa fase, reputavo un sogno irrealizzabile. Perché oggi sia riuscito tutto così facile resta un’incognita: una delle tante che rende così affascinante il pianeta maratona. L’avere affrontato la gara in totale spensieratezza ha certo aiutato – per quanto mentirei se affermassi che non nutrivo nessunissima aspettativa: insomma, qualche ambizione in tasca c’era, ma giusto il minimo indispensabile per poter qualificare un allenamento impegnativo. Ora è indispensabile controllare l’euforia e mantenere basso il profilo: per riuscire a dare il meglio tra quattro settimane. Cosa possa essere “il meglio”, è tutto da scoprire.

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