venerdì 29 febbraio 2008

10 km

Dopo una settimana decisamente sotto tono, con strani malesseri ed insolite tensioni, non potevo aspettarmi un miracolo. Però, vedersi sfilare davanti certe avversarie che, teoricamente, dovrebbero osservarmi le spalle, è sempre uno smacco. Con l’autostima rasoterra che mi ritrovo, simili colpi possono avere effetti deleteri. Un minutino in meno, non chiedevo tanto: il minimo indispensabile per non sentirsi scarsi del tutto, per poter credere che ci siano buone prospettive, per affrontare con la giusta carica gli impegni a venire.
Invece, flop totale. E, come se non bastasse, le gambe non ne vogliono sapere di riprendersi. A tre giorni dalla gara, ancora arranco, annaspando su ritmi che poco prima mi riuscivano facili. Ho già esaurito tutta la carica?
Voglio pensare che sia solo un momento di stanchezza passeggera, dovuto al sommarsi di alcuni fattori di turbamento. Ma adesso basta. Mi concedo una piccola tregua per riprendere fiato, per poi ripartire, più cattiva di prima. Le novità che mi stanno coinvolgendo devono fornirmi energia positiva. Accidenti a me, perché non riesco a liberarmi una volta per tutte di questi occhiali così grigi?!

martedì 5 febbraio 2008

maratonina Trofeo Lolli

Dopo l’esperienza di Reggio Emilia, che timore poteva incutermi un po’ di pioggia? In fondo, si trattava di correre solo una mezza maratona… Certo, la prestazione ne avrebbe risentito ma, non sapendo né cosa potevo aspettarmi, in questa fase dell’allenamento, né quali avversarie mi avrebbero soffiato sul collo, non avrebbe avuto senso allarmarsi più di tanto.
Serena e determinata, sono entrata con convinzione e grinta nell’atmosfera della gara – la prima vera prova della stagione. L’anno scorso mi stavo ancora leccando le ferite, quindi avevo saltato l’appuntamento. Quello precedente, per la prima volta in quattro anni, avevo mancato il podio. Ora, non potevo deludere – né deludermi.

La pioggia è leggera ma insistente. Non me ne curo, così come provo a non curarmi delle solite facce che incontro. Lo so, sono un orso, ma non ho voglia delle solite domande e dei soliti discorsi: rispondo ai saluti e proseguo innanzi. Che c’è di male? Sono concentrata, ecco tutto. Non ho ancora scorto individui pericolosi, a parte quelli (o meglio, quelle) che si contenderanno la prima posizione. Il terzo posto resta un incognita…
Il tempo di riscaldarmi (e bagnarmi), un sorriso al fotografo, e via!
Non vedo i chilometri, non so a quanto sto andando. La partenza, per me, è sempre da panico: attenta a non farmi travolgere, pronta a superare chi intralcia, preoccupata per le strane sensazioni di scarsa coordinazione che sistematicamente percepisco. Ma, una volta trovata la strada, restiamo solo io e il mio respiro.
L’asfalto bagnato è un’ insidia, così come pure le gocce che picchiettano gli occhiali; per non parlare della fastidiosissima aria che rema contro. Come sto correndo? Non saprei, ma questo è tutto quanto riesco a dare. Intanto, so di essere terza. La sfida, a questo punto, è con la posizione: dovessi lottare con la più violenta delle bufere, non devo lasciarmela sfuggire.
Non mi volto indietro, mai. Un po’ per paura, un po’ per non mostrare segni di cedimento. Non so nemmeno se sto rallentando o mantenendo il ritmo, tanto le indicazioni chilometriche sono tutt’altro che affidabili. Quanto più la fatica si fa sentire, maggiormente invoco i miei mantra: le urla di Antonio e le dune del Sahara, l’incitazione della folla a New York (Go, Vale! Go!) e gli occhioni di Cleopatra.
Jader mi aspetta al traguardo, ha la febbre ma non ha voluto lasciarmi sola. Gli riporto dunque quel sorriso di un’ora e mezzo fa. Certo, fossi arrivata più presto sarebbe stato meglio. Ma ci sarà tempo per rifarsi. Smetterà di piovere, prima o poi!

venerdì 1 febbraio 2008

strade di corsa


Vorrei davvero che qualcuno mi spiegasse perché non sono capace di correre le campestri. È come se non sentissi l’appoggio dei piedi, di conseguenza mi manca la spinta. In due parole: sono ridicola.
Imbottigliata sin dall’inizio, ho guadagnato un po’ di posizioni nell’ultimo giro, ma sono rimasta comunque in coda rispetto a tante che di solito neppure vedo. Non che mi aspettassi chissà quale prestazione, so di non valere nulla quindi nulla potevo ottenere. Speravo però di fare un pochino meglio, non tanto, un pochino solo…
Altro grande mistero: com’è possibile che ci sia chi eccelle su qualsiasi terreno e su ogni distanza? Nemmeno i professionisti arrivano a tanto. Un ottimo maratoneta fa un po’ più di fatica a vincere un cross, e viceversa. Qui, invece, c’è qualche fenomeno che sale sul podio ovunque corra. Invidia? Appena appena. Se almeno tornassi ad ottenere qualche soddisfazione, baderei meno a quelle degli altri.
Quindi: bella carica e piena di grinta. Domenica mi mangio la strada!!!
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