Non è un libro per te. Perché no? Forse perché non ho mai
provato interesse per l’alpinismo? O forse perché la montagna non ha saputo
scatenare in me un’autentica passione (tante magnifiche escursioni, è vero,
alcune decisamente indimenticabili, ma archiviate nel cassetto dei ricordi dopo
lo schianto su quello stupido sentiero)? Oppure a causa della mia totale
avversione verso tutto ciò che è estremo? Questo è vero. Ma non è l’impresa in sé
ad attrarmi, né il luogo nella quale si svolge. È che ho un disperato bisogno
di infilarmi negli ingranaggi della motivazione, carpire i meccanismi mentali
che permettono di dominare le reazioni fisiche, cogliere spunti che possano fungermi
da ispirazione. Certo, la bibliografia pullula di testi che promettono metamorfosi
strabilianti, ma i facili indottrinamenti restano carta stampata. Io devo
immergermi nelle pagine, perdermi tra le parole, entrare nel libro e scordarmi
di tutto il resto: solo così potrò conservarne fertili tracce. E per far sì che
ciò accada, è necessario che chi scrive non sia un saggio qualsiasi: per quanto
colto, preparato, competente, se non riesce a catturarmi lo abbandono al primo
capitolo.
Di Krakauer conosco ben poco. E, a ben pensarci, quel poco
non è molto invitante. Il film da cui è stato uno dei suoi libri è infatti tra
i più insopportabili che abbia mai visto: fossi stata sola, sarei uscita dal
cinema dopo una ventina di minuti, anziché sopportare per tre ore le cazzate di un bamboccio odioso. Un film,
appunto: i libri sono altra cosa. Mi auguro che un autore affermato sappia
narrare con profondità fatti tanto sconvolgenti quanto dibattuti.
Mi sono spesso chiesta cosa spinga un individuo a sfidare la
sorte, in una prova che ha scarsissime possibilità di successo. E successo, in
questo caso, non significa conquistare la vetta: significa sopravvivere. Uno su
quattro ce la fa, media agghiacciante. Disinteresse per la propria sorte,
presunzione di onnipotenza, ossessione totale e totalizzante verso un obiettivo
che si impone come unica ragione di vita? Krakauer non fornisce una risposta:
Krakauer descrive i fatti esattamente come li ha vissuti, riportando pensieri,
impressioni, deliri di un uomo che è stato protagonista di un’immensa tragedia.
Ho divorato questo libro, ripetendomi in continuazione: "Com'è possibile?". È vero
che la vicenda è già sconvolgente in sé, come probabilmente lo sono tutte le
avventure analoghe. Ma un conto è la fredda cronaca di un episodio, toccante
sul momento, ma svanita un attimo dopo. Aria sottile è tutt’altro. L’autore
rende tangibile l’inimmaginabile, dà
concretezza all’inverosimile, e quasi ti trascina nel suo vortice di follia. Sfidare
la morte, sfiorare la morte, portare la
morte in sé – irrimediabilmente. È questo che Krakauer racconta, trafiggendoti
con le sue considerazioni. Non fornisce risposte, perché risposte non esistono.
Domande, dubbi, inquietudini: questo è ciò che resta. Un testo inquietante, che
è difficile lasciare. Appena terminato, l’ho subito ricominciato: dovevo
tornare su certi concetti, riappropriami di alcune riflessioni, sottolineare, annotare,
meditare. Mi sono sentita vicina a quest’uomo, una sorta di affinità elattiva -
chi l’avrebbe detto? E pensare che non doveva essere un libro per me…