lunedì 20 settembre 2021

Ritorno al calcagno - Day 3

 

Strano, vagare nella nebbia!
È solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.

Potrei non aggiungere altro, Hermann Hesse ha già detto tutto. I suoi versi illustrano alla perfezione le ragioni del mio mutismo in quest’ultimo anno. Certo, non avere mai ricevuto neppure un “come stai” fa un po’ male, ma va bene così: nulla è più prezioso (ed eloquente) del silenzio. Questo diario ha la pura funzione di passatempo e di pro-memoria: mi aiuta, ora, a spezzare la monotonia delle giornate e mi servirà, in futuro, a ricordare fatti e pensieri lontani.




Se ne avessi tenuto uno anche in passato, avrei avuto la risposta immediata al mio interrogativo di qualche giorno fa: da quanto tempo non salivo in cima al Corno alle Scale? Esattamente da quando, scendendo, inciampai sulle pietre del sentiero e finii al pronto soccorso per farmi cucire il ginocchio: allora dichiarai chiusa per sempre la mia esperienza col trekking. Peccato che non ricordi affatto quanti anni siano trascorsi. Tanti, sicuramente: evidentemente un numero sufficiente a ridimensionare l’accaduto e a farmi tornare sui miei passi. Lunedì 13, una volta eseguiti gli esami preoperatori, non potevo rinchiudermi tra quattro mura e lasciarmi infestare da cupi pensieri: portami in montagna, ché ho bisogno di muovere le gambe e ossigenare la mente. Confesso: mi sono emozionata a ritrovarmi al cospetto della croce, dopo aver ricevuto il saluto di un maestoso rapace. Ho finalmente esorcizzato quel trauma: sia questo di buon auspicio.


Richiamo quella boccata d’aria, ora che annaspo nell’infermità. Ci sono mali peggiori, è vero. Perciò provo a non lamentarmi e ad affermare che sto abbastanza bene. Ma ancora non sono sicura di aver fatto la cosa giusta. Essendo, d’altronde, inutile rimuginare, faccio il possibile per alleggerire la convalescenza, compiacendomi delle piccole conquiste quotidiane. Arrivare quasi al termine del voluminoso romanzo e buttare sulla carta qualche riflessione, curiosare sui social e godermi lo spettacolo di Ganna e del volley. Jader è arrivato a casa in anticipo, quindi ci siamo preparati la cena insieme. La prima domenica col gambone è andata. Questo gesso non lo sopporto già più, ma dovrò farmene una ragione.

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