sabato 25 settembre 2021

"Il mio equilibrio nasce dall'instabilità" (Day 8)

 

Impulsi, slanci, amori, intensità, svagatezza appassionata fanno d’un uomo un malato. Quanto tempo potrò sopportare queste percosse interiori? La parete frontale di questo corpo s’abbandonerà. La mia vita intera che batte contro i propri limiti, e l’impeto di desideri inibiti che ritorna in forma di veleno lancinante. Male, male, male… Frenetico, caratteristico, estatico amore che si trasforma in male. (Saul Bellow)

Quando dicevo che i libri ci chiamano e ci rispondono: come non ritrovarsi in questa irrequietudine? Potrei tappezzare le pareti con le migliori pillole di saggezza, ma a nulla servirà indossare occhiali rosa se l’ottimismo vive altrove. È per questo che continuo a pensare che sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano: per affrontare simili situazioni occorre animo sereno, oltre a fiducia incondizionata – fiducia negli altri ma, soprattutto, in se stessi. Caratteristiche che, si sa, non mi appartengono. E se è vero che la testa condiziona ciò che accade nel fisico, la vedo davvero grigia.


Un’altra giornata in solitudine, che decido di prendere di petto sin dall’inizio: mi butto subito sotto la doccia. Ormai ci ho preso la mano, mi gestisco con discreta disinvoltura. Sono sempre in apprensione, invece, nell’affrontare le scale, con le stampelle da spostare e gli appoggi che non mi sembrano mai sufficientemente sicuri. Quanto manca alla liberazione dal gesso? Meglio non pensarci, non siamo neppure a metà. Divano, sedia; sedia, divano. La crio-magnetoterapia scandisce le ore, mentre tv, libri e internet creano l’atmosfera. Atmosfera oggi movimentata dal campanello, che suona più di due volte. Ho così modo di appurare quanto sia necessario risolvere al più presto almeno un paio dei difetti di questa abitazione: il cancello che non si chiude e il citofono che funziona solo verso l’esterno. So che oggi dovrebbero consegnarmi due pacchi, ma chi mi assicura che quello che suona sia il corriere? Fortunatamente dalla finestra vedo chi si approssima alla porta, resta comunque una situazione anomala. Presumo che il primo fattorino abbia lasciato il cancello aperto, visto che il secondo entra senza nemmeno lasciarmi il tempo di rispondere. Dopo qualche ora, ancora uno squillo. Non aspetto più nessuno, chi potrà essere? Guardo fuori e vedo il padrone di casa che vaga in giardino. Arzillo vecchietto, peccato sia già annebbiato dalla demenza senile. Vuole a tutti i costi appiopparmi una busta che si è ritrovato in buchetta: peccato che non riporti né i nostri nomi, né il nostro indirizzo. Come fargli capire che non posso impossessarmene, e tantomeno sono in grado di andarmene in giro a cercare il corretto destinatario? A forza di insistere, riesco a liberarmene. Ma che fatica. Perché deve essere tutto così opprimente? Perché vorrei scappare lontano ogni volta che sento i rumori dei vicini, oggi particolarmente insopportabili? La salvezza è sull’isola: dovrà venire quel giorno.

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