giovedì 23 settembre 2021

Big foot - Day 6


Insomma, cosa si fumano alla RAI? Quale mente perversa ha considerato di mandare in onda contemporaneamente il primo episodio della nuova serie di Coliandro e Pretty Woman? Non si può costringere l’utente medio ad una scelta così sofferta: quel film non si può perdere, nemmeno alla milionesima visione. E ogni volta si piange, non si scappa. D’accordo, ho scelto l’ispettore per pure questioni affettive (che poi, se proprio vogliamo dirla tutta, visto uno visti tutti), ma il finale su Rai1 l’ho acchiappato, giusto in tempo per “voglio la favola”: e giù lacrime. 


Una settimana fa mi trovavo in una stanza d’ospedale, attaccata ad una flebo che instillava nella mia vena dosi massicce di antidolorifici. Efficaci, senza dubbio. Fortunatamente, finora non sono più stati necessari. Qualche fitta, un leggero fastidio: pressoché nulla che non avvertissi anche prima dell’intervento. Solo stasera ho cominciato a percepire una strana sensazione di pizzicore, una sorta di sfrigolio nella zona operata. Non vedo l’ora di scoprire cosa stia succedendo lì, sotto a quell’ingessatura che mi sembra già da sistemare – per non dire eliminare. Questione di percezioni. Ciò che a me sembra enorme, e simbolo di indubbia sofferenza, ad altri appare quasi inesistente. L’ho notato stamattina, davanti all’ingresso del punto prelievi di Bentivoglio. Porte ancora chiuse, col guardiano a controllare: ci si potrebbe aspettare che una persona in equilibrio su una gamba e due stampelle fosse invitata ad accomodarsi all’interno, in attesa dell’arrivo del personale sanitario. Col cavolo! Chissà perché mi aspetto ancora qualcosa dalla gente, non ho ancora imparato nulla. Ho dovuto invece mettermi in coda prima per la misurazione della temperatura, poi allo sportello di accettazione, appoggiandomi maldestramente a qualsiasi muro o sedia fossero a portata di mano. Solo l’infermiera che mi ha tolto il sangue si è impegnata a mettermi a mio agio: uno su mille…

Le temperature si sono notevolmente abbassate, troppo per i miei gusti. Noto però che anche la mia sensibilità al caldo e al freddo è variata: spostarmi con quegli attrezzi infernali deve comportare un discreto dispendio energetico, considerato come mi accaloro, specie quando zompo al piano di sopra. Sul divano, invece, in maniche corte e piedi nudi non si può più stare. E sulle gambe? Con cotanto zampone non riesco ad infilarmi quasi nulla, se non un pigiama che però vorrei indossare solo a letto. Certo, ci sono problemi più gravi, ma anche a questa quisquilia dovrò trovare una soluzione. Intanto mi godo Saul Bellow. Avevo preso in mano questo romanzo nel 2010, abbandonandolo dopo poche pagine. Evidentemente, allora lo trovai ostico, chissà perché. È sempre una questione di percezioni: forse non siamo noi a scegliere i libri, ma sono essi a scegliere noi. Oggi Herzog aveva bisogno di me – o io di lui. Lettura straordinaria, stavolta mi ci tuffo e mi ci perdo. Un toccasana. 


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