VULCANO - 7,3 km
Va bene che non sono un tipo da spiaggia, ma tre giorni di pioggia su sei sono troppi anche per me. E pensare che quest’anno avevamo fatto scorta di creme solari, memori della passata esperienza, quando le condizioni meteo eccezionali ci costrinsero ad un acquisto supplementare.
Anche oggi un leggero chiarore ci fa ben sperare. È l’ultima fatica, per i più poco significativa: ormai i giochi sono fatti, pochi sono quelli che si giocheranno la posizione fino al traguardo. Qui conta l’abilità nel correre in discesa. Perciò sono tranquilla: ho un buon margine. L’unico neo è la pioggia, ma sull’asfalto non dovrebbero esserci eccessive difficoltà. Occorre però gestire con accortezza la partenza: il primo chilometro è in leggera salita, non posso permettermi di lasciarmi fregare in tale frangente, perché poi recuperare in discesa, se anche le altre si buttano, risulterebbe arduo.
Oggi niente barca, ci spostiamo in pullman verso la start line. I primi due si riempiono subito. Aspetto il terzo, che però ci congiunge al resto dei concorrenti con notevole ritardo: mancano solo 15 minuti alla partenza, anche stavolta anticipata. E piove. Calma, oggi è l’ultimo giorno e deve essere un gran giorno: nel senso che devo partire e arrivare bella carica, dando il meglio di me. Questo è il mio percorso, lanciati e vola fino alla fine.
Le due avversarie che mi seguono in classifica tentano da subito il sorpasso, ma non le lascio passare. La più diretta avanza di qualche passo, sono impiccata ma tengo duro: ecco la discesa, ora tocca a me. Dimentico i freni e vado. I tornanti mi costringono a spezzare il ritmo, ma non mi lascio intimidire. Vedo addirittura la ragazza che mi precede sempre più vicina, chissà… I chilometri scivolano veloci, siamo ormai a cinque. Sono stanca, di fatto sto spingendo parecchio, pur col favore della pendenza. Supero la settima classificata, che però mi riagguanta di lì a poco: la discesa è infatti terminata, ora siamo su un falsopiano che mi sega le gambe. Lo ricordavo bene questo passaggio, anche due anni fa la stessa piccola impennata mi sembrò una montagna insormontabile. L’altra invece riesce persino ad incitarmi e ad invitarmi ad attaccarmi a lei. Fosse facile. Ma devo provarci, non posso certo permettermi un’umiliazione proprio sul finale. Non oso guardarmi alle spalle, non lo faccio mai, a meno che la conformazione del percorso non permetta di avvistare gli inseguitori. Manca davvero poco, ed è su questo dato confortante che mi concentro. Cerco addirittura di sprintare sul rettilineo finale. È finita!
Le ambizioni che avevo messo in valigia si sono squagliate al primo sole: sono stata abbattuta già dai pronostici del pre-gara. Mi sono caricata di tensioni assurde. Esserne consapevoli è già un passo avanti, occorre però intervenire su questo aspetto, onde evitare di compromettere l’intero contesto. Perché, ora che è tutto è passato, è proprio la situazione nel suo complesso che mi manca. Non ricordo di avere provato un simile senso di svuotamento, due anni fa. Ora cerco di non lasciarmi angosciare da ciò che mi aspetta, ma gli incubi disturbano il mio sonno già da diverse notti, e le ombre hanno ormai oscurato il mio viso. Ci sono elementi su cui posso sforzarmi di intervenire, altri però sono al di fuori della mia capacità di controllo, ed è proprio tale senso di impotenza a farmi sentire una nullità. Ma questo è un altro discorso.Nonostante tutto, già penso al prossimo anno. Se non altro, non ho perso la capacità di sogna
Anche oggi un leggero chiarore ci fa ben sperare. È l’ultima fatica, per i più poco significativa: ormai i giochi sono fatti, pochi sono quelli che si giocheranno la posizione fino al traguardo. Qui conta l’abilità nel correre in discesa. Perciò sono tranquilla: ho un buon margine. L’unico neo è la pioggia, ma sull’asfalto non dovrebbero esserci eccessive difficoltà. Occorre però gestire con accortezza la partenza: il primo chilometro è in leggera salita, non posso permettermi di lasciarmi fregare in tale frangente, perché poi recuperare in discesa, se anche le altre si buttano, risulterebbe arduo.
Oggi niente barca, ci spostiamo in pullman verso la start line. I primi due si riempiono subito. Aspetto il terzo, che però ci congiunge al resto dei concorrenti con notevole ritardo: mancano solo 15 minuti alla partenza, anche stavolta anticipata. E piove. Calma, oggi è l’ultimo giorno e deve essere un gran giorno: nel senso che devo partire e arrivare bella carica, dando il meglio di me. Questo è il mio percorso, lanciati e vola fino alla fine.
Le due avversarie che mi seguono in classifica tentano da subito il sorpasso, ma non le lascio passare. La più diretta avanza di qualche passo, sono impiccata ma tengo duro: ecco la discesa, ora tocca a me. Dimentico i freni e vado. I tornanti mi costringono a spezzare il ritmo, ma non mi lascio intimidire. Vedo addirittura la ragazza che mi precede sempre più vicina, chissà… I chilometri scivolano veloci, siamo ormai a cinque. Sono stanca, di fatto sto spingendo parecchio, pur col favore della pendenza. Supero la settima classificata, che però mi riagguanta di lì a poco: la discesa è infatti terminata, ora siamo su un falsopiano che mi sega le gambe. Lo ricordavo bene questo passaggio, anche due anni fa la stessa piccola impennata mi sembrò una montagna insormontabile. L’altra invece riesce persino ad incitarmi e ad invitarmi ad attaccarmi a lei. Fosse facile. Ma devo provarci, non posso certo permettermi un’umiliazione proprio sul finale. Non oso guardarmi alle spalle, non lo faccio mai, a meno che la conformazione del percorso non permetta di avvistare gli inseguitori. Manca davvero poco, ed è su questo dato confortante che mi concentro. Cerco addirittura di sprintare sul rettilineo finale. È finita!
Le ambizioni che avevo messo in valigia si sono squagliate al primo sole: sono stata abbattuta già dai pronostici del pre-gara. Mi sono caricata di tensioni assurde. Esserne consapevoli è già un passo avanti, occorre però intervenire su questo aspetto, onde evitare di compromettere l’intero contesto. Perché, ora che è tutto è passato, è proprio la situazione nel suo complesso che mi manca. Non ricordo di avere provato un simile senso di svuotamento, due anni fa. Ora cerco di non lasciarmi angosciare da ciò che mi aspetta, ma gli incubi disturbano il mio sonno già da diverse notti, e le ombre hanno ormai oscurato il mio viso. Ci sono elementi su cui posso sforzarmi di intervenire, altri però sono al di fuori della mia capacità di controllo, ed è proprio tale senso di impotenza a farmi sentire una nullità. Ma questo è un altro discorso.Nonostante tutto, già penso al prossimo anno. Se non altro, non ho perso la capacità di sogna
2 commenti:
E' un po che non ti sento sul forum così ti faccio un salutino qui. Ciao Vale a presto
Grazie del passaggio, Ivan. Tornerò quanto prima ;-)
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