mercoledì 8 settembre 2010

Giro podistico delle Isole Eolie - Terza tappa

SALINA - S.M. Salina - Rinella (km 15)

È arrivato lo scirocco: cielo minaccioso e caldo afoso. Non saremo bruciati dal sole, ma il clima è tutt’altro che ideale per una tappa tanto impegnativa. Per forza di cose, le mie prospettive sono mutate: perduto l’obiettivo della classifica, ora si tratta di correre al meglio, cercando di ritrovare quella brillantezza che ha caratterizzato diverse mie recenti prestazioni. Ho dato prova di tenacia e determinazione, raggiungendo risultati inaspettati: non può essere tutto svanito all’improvviso. Due anni fa, i continui tornanti in salita mi misero in discreta difficoltà. Ricordo di essermi fermata più di una volta. Quest’anno le difficoltà le ho trovate prima del previsto. Sono capitoli diversi, inutile qualsiasi raffronto. Pensiamo a nient’altro che al qui e ora.
Le due avversarie che ieri hanno amplificato la mia crisi si piazzano subito davanti. L’imperativo, oggi, è non forzare in partenza: se mi sfianco all’inizio, chi ci arriva in cima? Ci mettiamo comunque alle spalle la ragazza in verde; l’altra mi precede a vista, non mi impensierisco, la strada è ancora lunga. Questo percorso sembra fatto per me: salita quanto basta per farti concentrare sullo sforzo, poi un po’ di discesa per farti recuperare. Il fiato c’è, le gambe girano bene. Guadagno terreno. E riprendo la mia posizione. Che devo assolutamente mantenere, specie quando la pendenza si farà più impegnativa. Avanzo sicura. Restano ormai un paio di chilometri di sofferenza, quelli più duri. Chissà in quale punto mi fermai, nel 2008. Oggi non se ne parla proprio. All’arrivo voglio godermi una bella granita al caffè: me la devo guadagnare. Al minimo accenno di crisi, vedo la granita che mi aspetta. E così procedo imperterrita. È nell’ultimo chilometro di salita che mi supera la sesta in classifica, che io credevo di avere davanti. Accidenti, evidentemente oggi per lei non è una gran giornata. Se riuscissi a riagguantarla… Siamo davvero a pochi passi, ma la discesa aiuta entrambe. Si tratterebbe forse di forzare un po’, di riuscire a osare più del solito. È però già tanto, per me, lanciarmi in picchiata senza frenare. Certo, si trattasse di giocarsi una posizione significativa il discorso sarebbe diverso, ma di fatto per me cambia poco. Restiamo così, ad una decina di metri l’una dall’altra, per tutti i cinque chilometri finali. Arrivo in spinta, apparentemente affatto provata. E sorrido - questo sì che è un evento. Non ho vinto nulla, ma ho corso bene e ho ritrovato me stessa: non è poco.




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