lunedì 6 settembre 2010

Giro podistico delle Isole Eolie - Prima tappa


Vulcano


Guadagnare venti secondi rispetto alla prova di due anni fa, ma perdere quattro posizioni.
Disfatta annunciata, a sentire le previsioni dei bene informati: quest’anno la partecipazione femminile è di alto livello, anche il fenomeno che ha dominato la gara negli ultimi anni è a rischio. E io che avevo puntato tutto sulla lotta con chi mi precedette di poco nel 2008… Quest’anno non c’è, in compenso ne sono arrivate molte altre che si dice siano ben più pericolose. Va bene, voglio proprio vedere chi sono tutte queste fortissime atlete. Non ci sto a sentirmi declassata in partenza, unghie e denti ben affilati, sono pronta a lottare.
La prima tappa è la più dura, quel muro da scalare per tre volte mette a dura prova fiato e muscoli. E io, che quanto a muscoli non posso certo dirmi particolarmente dotata, devo dar fondo ad ogni minima risorsa. Giornata decisamente calda, grondo sudore già dopo pochi minuti di riscaldamento. Ma a questo sono abituata. Ho già individuato almeno tre concorrenti inavvicinabili, diverse altre restano un’incognita. Sono concentrata, determinata, anche alquanto nervosa in prossimità dello sparo.
La prima salita ci vede tutte abbastanza ravvicinate, riesco ancora a vedere le prime tre, la quarta è ad un passo. Ma sto faticando molto, e anche in discesa non riesco a ritrovare brillantezza. Il secondo giro mi spiazza, perdo terreno e la mente è invasa da pensieri bui. L’idea di dover affrontare una terza salita mi destabilizza, non va affatto bene…Mi sto spegnendo, mentre dietro di me avanzano di gran lena: la prima che mi supera non è neppure tra quelle che avevo adocchiato in partenza, la seconda non l’avevo proprio presa in considerazione, la terza era in forse e ora mi ha ucciso. Sono fuori classifica. Bum, ferma. Dov’è finita la grinta che, solo una manciata di minuti fa, credevo mi avrebbe portata soddisfatta all’arrivo; che fine hanno fatto la determinazione e, soprattutto, la cattiveria che ostentavo nelle ultime ore? Riparto immediatamente, devo crederci, non posso lasciarmi sfuggire almeno quest’ultima ragazza. Ma le gambe non ne vogliono sapere. Mi sento piantata, di spingere non se ne parla proprio. Eppure, per un attimo, mi pare di essere lì per riavvicinarmi. Peccato che il rettilineo finale sia eterno, riesco ad abbozzare una sorta di sprint solo quando avverto un incitamento rivolto ad un nome femminile che non è il mio: temendo l’ennesima umiliazione proprio in dirittura d’arrivo, scavo tra le poche forze rimaste, sperando di riuscire ad estrarre ancora un briciolo di energia.
È finita, temevo di non farcela. Stento a riprendermi, e non solo dalla fatica. È come se per me la gara fosse terminata qui. Contavo di piazzarmi almeno tra le prime sei, invece devo rimettermi alle voci del pre-gara. Avere migliorato il mio tempo non è servito a nulla, una nullità è infatti ciò che mi sento. Ora si tratta di ingoiare la delusione e concentrarsi sulle prossime tappe: in fondo sono andata tutt’altro che piano, bando ai pensieri negativi. Al contrario, credo che già domani potrò guadagnare qualcosa. E soprattutto, mercoledì dovrò esprimermi al meglio. Forza, la gara è ancora aperta. Cattiva e determinata, fino alla fine!

1 commento:

Doc ha detto...

Secondo me pensi troppo quando corri. Lasciati andare di più. Più istinto, più primordiale, una belva in caccia. Ciao e, comunque, complimenti... ;-)

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