A ogni incontro con la primavera
non so star quieta – sorge il desiderio
antico, un’ansia mista ad un’attesa,
una promessa di bellezza
e una gara di tutto il mio essere
con qualcosa che in essa si nasconde.
Quando la primavera svanisce
v’è il rimorso di non averla guardata abbastanza.
(Emily Dickinson)
non so star quieta – sorge il desiderio
antico, un’ansia mista ad un’attesa,
una promessa di bellezza
e una gara di tutto il mio essere
con qualcosa che in essa si nasconde.
Quando la primavera svanisce
v’è il rimorso di non averla guardata abbastanza.
(Emily Dickinson)
Rassegnarsi o perseverare? Ammettere l’ineluttabile o
confidare in altri orizzonti? In termini concreti: accontentarsi di quattro
passi in compagnia o impegnarsi per nuove sfide? Credendoci ancora. Che sia
questo l’errore? Credere nell’impossibile. Come se le favole avessero un fondamento,
come se a tutto potesse porsi rimedio. Non essere così negativa, ti dicono.
Già, perché mai dovrei esserlo? Perché abbattersi se dopo due anni, due
interventi chirurgici, infiniti farmaci e terapie d’ogni sorta l’unico risultato
è il nulla? Proviamo pure a non pensarci e corriamoci sopra. Che magari, così
come è arrivato, quel dolore se ne andrà, hai visto mai. Dimenticati di lui,
come se non esistesse: anzi, come se non fosse mai esistito. Cancellalo dai
tuoi pensieri, dal tuo vissuto: rimuovilo da tutti i ricordi, da ogni pagina
della tua storia. È altro da te. Tu non sei quel dolore: tu sei GoValeGo! Che
non significa piangere sulla beata gioventù che non può tornare: significa
concederti la possibilità di gioire ancora. Qui e ora. Gioire della sofferenza:
quella bella, data dai polmoni che esplodono, dalle gambe di piombo, dalla
vista che si annebbia nel fissare il miraggio del traguardo. Questa è l’agonia
che ti rende viva. Vuoi proprio che uno stupido calcagno infiammato, un noioso
muscolo contratto, una banale influenza ti sottraggano la tua linfa vitale?
Probabilmente nella tua vita precedente eri un orribile criminale, e ora stai
scontando tutte le tue pene. Ma verrà il giorno del riscatto, e dovrai essere
pronta. Non importa se ora ti senti un gambero (per tre passi avanti, due sono
a ritroso); non ti curar del male che un giorno sembra dormire e il giorno dopo
scalcia come un indiavolato; non contare i troppi secondi che appesantiscono la
tua media al chilometro. Concentrati su quel chilometro in più, su quel
sorpasso che non speravi di compiere, sulla meraviglia di ciò che stai
realizzando. Stai correndo. Non come vorresti, non quanto vorresti. I risultati
non ti soddisfano, le incertezze ti destabilizzano, il supplizio è una
costante. Ma tu non abbassi la testa. Anche a costo di sfiorare il ridicolo.
Perché buttarsi in una staffetta composta da soli uomini, rischiando
l’ultimissimo piazzamento, richiede un grande coraggio. Così come inanellare
quattro gare in tre settimane, senza nessun allenamento, sfidando acciacchi
cronici, contratture nuove, tosse, febbre e… Cosa manca? Forse un giorno
troverai un bravo esorcista. Nel frattempo, si sappia che GoValeGo è viva e
lotta insieme a voi. Antipatica come sempre, scontrosa e intrattabile come solo
lei sa essere. Ma smaniosa di buttarsi a capofitto su di una tosta tabella di
allenamento, verso allettanti obiettivi. Che ad aggiustare il tiro c’è sempre
tempo.
Per la cronaca, queste sono le recenti competizioni sulle
quali ho lasciato un’insignificante traccia:
- 31 marzo – 5mila di Lovoleto (non ultima, ma quasi)
- 7 aprile – 10mila di Alfonsine (non correvo 10 km da novembre)
- 12 aprile – Staffetta della Montagnola (1km di agonia, più piano di così si cammina, ma che ridere!)
- 14 aprile – 5mila di Russi (la miglior media dell’ultimo anno di corsa)
- 22 aprile – 9,8 km, Criterium degli Assi a Soragna (tosse, febbre, antibiotici: cosa aspettarsi?)
What’s next? Difficile dirlo. Sogno il giorno in cui potrò
affermare con determinazione i miei progetti immediati e futuri. Per ora so che
oggi mi alienerò sui rulli: l’inverno è duro a morire, ma io lo sono di più.
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