“Eppure io credo che se ci fosse un po' più di silenzio, se tutti facessimo un po' di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”
Tacciano i pensieri assordanti, cessino gli assilli insistenti, svaniscano le immagini inquietanti. Devo correre. Per respirare e per restare senza fiato. Per annullarmi e ritrovarmi. Per fuggire e per ritornare. Ho bisogno di spazi aperti, di orizzonti infiniti, di ambienti sconosciuti.
Perché Bibione? Perché nessuno ne ha mai parlato: è qualcosa di nuovo, di diverso, di lontano. Cambiare aria, ogni tanto, fa bene. Percorso sconosciuto, facce sconosciute, io stessa sconosciuta a chiunque: la condizione migliore per dare il massimo dall'inizio alla fine, sfidando soltanto me stessa. Certo, occorre tenere conto di alcuni punti critici: lo stress del viaggio, le difficoltà nel gestire l’alimentazione, la possibilità di trascorrere una notte in bianco (chissà se esistono al mondo alberghi silenziosi). Dettagli. Sulla linea di partenza la carica è sempre a mille.
Inevitabile guardarsi attorno, cercando di individuare i soggetti “pericolosi”. Naturalmente, a me sembrano tutte più tirate, aggressive e potenti di me. Senza contare il fatto che spesso sono quelle apparentemente più innocue a farmi mangiare la polvere. Corri con la testa. Parti prudente. Che me lo dite a fare? Io mi impegno, giuro che lo faccio, ma cosa accadrà dopo lo sparo lo scoprirai solo strada facendo. E la strada, dopo nemmeno tre chilometri, diventa sterrata. Evviva! Lo sapevo, sono preparata. Mi avevano assicurato trattarsi di terra battuta, e in effetti così è. Non avverto particolari difficoltà, ma il grip è precario e l’andatura ne risente. O forse sono io che mi sto già spegnendo. Eh no, siamo solo al sesto! Quando accidenti usciremo da questo bosco? Ecco che il verde si dirada, e ci troviamo su un fantastico sentiero di ghiaia fine e compatta, di quella in cui il piede slitta che è un piacere. Riprendo comunque ritmo, tanto da riacciuffare una ragazza che mi aveva superata nel mio tratto più lento. Finalmente torniamo sull'asfalto, qualche ondulazione per far vibrare bene le gambe, e ci si approssima nuovamente al piazzale di partenza. C’è un bel tifo. E c’è il mio tifoso più grande: lo vedo e mi vede, il sorriso che regalo è quello che mi porto dentro.
Non sono neppure a metà, eppure oggi sento che l’energia è quella giusta. Avanzo guadagnando posizioni, sensazione di euforia pura. Riesco persino a non inveire quando il percorso devia verso la spiaggia, portandoci su una sorta di passerella di legno sulla sabbia. Panorama estremamente suggestivo, non c’è che dire, ma correre lì sopra… Eppure non cedo, anzi, continuo a superare. Addirittura, sorpasso per due volte la stessa atleta: la prima volta nel tratto di andata, la seconda al ritorno, dopo il giro di boa. Gli effetti speciali di questo sport non smettono mai di stupirmi. Salutata la spiaggia, cominciamo a zigzagare tra le vie del paese. Ormai sono agli sgoccioli, ma ho ancora qualche preda da agguantare. Peccato per il vento contrario, proprio negli ultimi chilometri. E peccato anche per i pietrini della pista ciclabile sul lungomare. Il traguardo è vicino, lo sai che devi soffrire fino all'ultimo istante. Vuoi proprio non riuscire a prendere quella a pochi metri da te? È lì, a un soffio, a un secondo. Quel secondo che resterà tra lei e me, in classifica. Pazienza. Ho dato veramente tutto, non ho nulla di cui rammaricarmi. È vero, contavo in un piazzamento migliore - va bene, lo ammetto, anche in un crono un pochino più basso: si è mai visto che sia soddisfatta al cento per cento? Però, tiriamo le somme: disagi della trasferta, percorso bizzarro, vento e caldo. Risultato: il migliore dal 2013. Quasi quasi mi illudo che sia un punto di partenza. Alla mia veneranda età, lasciatemi sognare.
PS: una gara dall'organizzazione impeccabile non può scivolare su uno degli aspetti più rilevanti: le premiazioni. Forse mi è sfuggito qualche cavillo, ma se lo speaker annuncia che “da regolamento Fidal” saranno premiati i primi dieci classificati, “esclusi gli stranieri e le Run Card”, mi chiedo che cosa ci facciano sul palco tanti africani. Quanto ai premi di categoria, capisco che non debbano attenersi a nessuna normativa, ma basterebbe un minimo di buon senso - o di buon gusto - per evitare che alle donne siano assegnati riconoscimenti ridicoli rispetto a quelli offerti ai pari grado di sesso maschile.
1 commento:
Miglior tempo dal 2013, in quelle condizioni, butta via... direi comunque tutta la vita punto di partenza!!!
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