Meglio badare a dove metto piedi: se alzo lo sguardo rischio di scoraggiarmi, ravvisando i podisti là in alto, incurvati su tornanti che sembrano non avere mai fine. Oggi, però, la salita non mi piega. Anzi, è proprio sul primo muro che guadagno la posizione di testa. Non siamo neanche ad un terzo di gara, tutto può ancora succedere, non posso però negare di vedere già mio il traguardo.
Mi sento carica, che sia stata la visione di Momenti di gloria, due sere fa? Fissare degli obiettivi concreti e richiamarli frequentemente alla mente è certamente di grande aiuto. Concentrata sulla mia gara, traggo ispirazione dalle immagini di altre situazioni che, di qui a breve, mi vedranno impegnata in analoghe sfide. In discesa, anche i pensieri scorrono veloci, improvvisamente liberi di volare. Ed è anche l’occasione per ricaricare le pile in vista della prossima scalata.
Tra valli e borgate, personale di servizio e semplici passanti incitano come raramente accade. Ad ogni passaggio, Ecco la prima donna: energia pura. Ne ho bisogno, ora che ha inizio un sentiero CAI, di quelli che, nel mio passato di escursionista, affrontavo con scarponi e bastoncini da trekking. Continuo a correre, finché mi rendo conto che risulta più conveniente avanzare di passo. E’ infatti proprio camminando svelta, le mani sulle ginocchia, che riesco a superare il podista che fatica davanti a me. Terra umida e sassosa, la montagna sopra e sotto di noi: un piede fuori posto avrebbe rovinose conseguenze. Ehi, sono prima, e devo restarlo fino alla fine! Prima o poi finirà, può solo migliorare. Sorrido al pensiero di Jader, non crederà che io abbia saputo correre (più o meno) tra questi boschi.
Tra valli e borgate, personale di servizio e semplici passanti incitano come raramente accade. Ad ogni passaggio, Ecco la prima donna: energia pura. Ne ho bisogno, ora che ha inizio un sentiero CAI, di quelli che, nel mio passato di escursionista, affrontavo con scarponi e bastoncini da trekking. Continuo a correre, finché mi rendo conto che risulta più conveniente avanzare di passo. E’ infatti proprio camminando svelta, le mani sulle ginocchia, che riesco a superare il podista che fatica davanti a me. Terra umida e sassosa, la montagna sopra e sotto di noi: un piede fuori posto avrebbe rovinose conseguenze. Ehi, sono prima, e devo restarlo fino alla fine! Prima o poi finirà, può solo migliorare. Sorrido al pensiero di Jader, non crederà che io abbia saputo correre (più o meno) tra questi boschi.
Ecco la luce. Forza, non è finita, ma è finito il peggio, incoraggia un assistente, finalmente sull’asfalto. Ci vuole un po’ prima che le gambe tornino a girare. Altri atleti procedono in direzione contraria: sono davanti o dietro di me? Il mio senso dell’orientamento è completamente sballato, ma poco importa. Ciò che importa è che, una volta superato il giro di boa (e compreso, quindi, che quelli che avevo incrociato erano podisti che mi precedevano), scorgo la mia avversaria emergere dal bosco, decisamente provata (chissà come sono ridotta io…). Il margine è notevole, ora si tratta di non lasciare spazio a cedimenti, ché la strada è ancora tanta. Sento le braccia pesanti, insisto a scrollarle ora che la corsa è più agevole, ma non traggo tanto giovamento. Gli arti più impegnati, però, rispondono ancora bene. Non so quanto manchi, i dati sulla distanza della gara sono discordanti: il volantino ufficiale cita 18 km, ma tutti parlavano di 19 o più. Inutile fare i conti, le difficoltà non sono finite e occorre impegnarsi in ogni metro. Una voce amica mi sprona: Dai Valentina, devi solo arrivare lassù ed è fatta… Lassù? In che senso? Domande stupide. In quale altro senso, se non in salita? A differenza di molte altre gare della zona, caratterizzate dagli ultimi chilometri tutti in picchiata, qui si resta col cuore in gola fino alla fine. Perché anche quando, arrivati lassù, la strada volge in discesa, a circa un chilometro dal traguardo si imbocca nuovamente un sentiero di montagna che sale, sale, accidenti come sale. Poi, è vero, scende: accidenti, come scende. Sterrato in discesa: aiuto!!! Ecco: qui, ad uno sputo dall’arrivo, mi gioco la prima posizione. Cosa ho detto?! Dietro non si vede nessuno, i podisti davanti continuano a correre: chi sono io per non poterlo fare? Non saranno due stupidi sassi a sconfiggermi. È solo un sentiero: un piede qui, uno là, appoggi rapidi, incedere leggero, stai vincendo, ricordalo! Jader è lì che aspetta, pensa che gioia vederti arrivare davanti a tutte.
È fatta. Finalmente sull’asfalto, spingo a più non posso per conquistare di slancio la vittoria. La zona di arrivo è alquanto angusta, seminascosta al margine della strada. Io però mi sento trionfare. Sarà pure una competizione di modico conto, con poca concorrenza: la mia soddisfazione è comunque tanta. Un’iniezione di fiducia di cui solo io so quanto abbia bisogno.
È fatta. Finalmente sull’asfalto, spingo a più non posso per conquistare di slancio la vittoria. La zona di arrivo è alquanto angusta, seminascosta al margine della strada. Io però mi sento trionfare. Sarà pure una competizione di modico conto, con poca concorrenza: la mia soddisfazione è comunque tanta. Un’iniezione di fiducia di cui solo io so quanto abbia bisogno.
7 commenti:
Bravissima!!!
Grazie Gianluca!
E tu come stai? Le tue imprese?
Visto? Bisogna "solo" crederci
Sto bene grazie.
Dopo la Chaberton del primo agosto solo allenamenti e riposo (grazie alle ferie). :-)
Certo Fede, crederci è fondamentale ma non può essere il "solo" fattore. Diciamo che, in questo caso, hanno contribuito altri elementi: primo fra tutti, il basso livello della gara. Comunque, va bene così!!!
se consideri basso il livello è perché sei davvero in gamba.. brava!! :)
Thankk you for writing this
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