Gara vissuta con insolito distacco. Sarà il periodo, quantomeno particolare.
Ebbene sì, devo ammetterlo: anch’io ho dovuto fare i conti col caldo torrido. Il mio programma di allenamento se ne infischia delle condizioni climatiche, il fisico invece se ne infischia del programma. Risultato: massimo sforzo con minimo rendimento. Ha senso accanirsi per poi sconfortarsi? No. Quindi, mi consolo leggendo i consigli di Pizzolato su come sopravvivere all’estate e decido di adattare la tabella alla stagione. Anche le gare, dunque, vanno contestualizzate nel complesso della preparazione, minimizzandone così la componente agonistica. Certo è che, per quanto si cerchi di eludere ambizioni e aspettative, risulterà sempre impossibile sottrarsi al potere occulto del pettorale: se hai deciso di gareggiare, che gara sia.
Al primo chilometro penso che potrei tornare indietro. Possibile che sia già sfinita dalla salita? Chi mi sta davanti non pare accusare alcuna difficoltà. Devo resistere! Non potrò realizzare il mio sogno segreto, ma almeno venderò cara la pelle prima di rinunciare ad una conquista già ottenuta. Una sconosciuta mi supera, ed è un discreto smacco. Ma in me stanno lottando la parte che vorrebbe fermarsi contro quella che fa appello alle sue magnifiche risorse. Con la complicità dello scollinamento, vince la determinazione: saluto la compagna che mi ha finora preceduto di un passo e mi butto in picchiata. So che sarà una tregua di breve respiro, la strada tornerà presto a salire, forse con maggior prepotenza. Cerco però di approfittare della pendenza favorevole per liberare le gambe. Recupero energie, che si attivano anche al riprendere dell’ascesa. Mi sento meglio, in ragionevole spinta. Se penso che avrei voluto ritirarmi…A tratti avverto profumo di pini, peccato non riuscire ad apprezzare il panorama. Qualcuno dirà di avere avvistato due caprioli. Io, quando corro, a malapena mi rendo conto di chi ho accanto. Avverto infastidita dei passi alle mie spalle, decisamente troppo vicini. Odio essere tallonata, la mia irritazione è palpabile, mi è infatti sufficiente girare la testa per far sì che il podista si faccia di lato. Guarda un po’, è un mio compagno di società. Ogni volta ne individuo uno nuovo, ma in quanti siamo?
Ebbene sì, devo ammetterlo: anch’io ho dovuto fare i conti col caldo torrido. Il mio programma di allenamento se ne infischia delle condizioni climatiche, il fisico invece se ne infischia del programma. Risultato: massimo sforzo con minimo rendimento. Ha senso accanirsi per poi sconfortarsi? No. Quindi, mi consolo leggendo i consigli di Pizzolato su come sopravvivere all’estate e decido di adattare la tabella alla stagione. Anche le gare, dunque, vanno contestualizzate nel complesso della preparazione, minimizzandone così la componente agonistica. Certo è che, per quanto si cerchi di eludere ambizioni e aspettative, risulterà sempre impossibile sottrarsi al potere occulto del pettorale: se hai deciso di gareggiare, che gara sia.
Al primo chilometro penso che potrei tornare indietro. Possibile che sia già sfinita dalla salita? Chi mi sta davanti non pare accusare alcuna difficoltà. Devo resistere! Non potrò realizzare il mio sogno segreto, ma almeno venderò cara la pelle prima di rinunciare ad una conquista già ottenuta. Una sconosciuta mi supera, ed è un discreto smacco. Ma in me stanno lottando la parte che vorrebbe fermarsi contro quella che fa appello alle sue magnifiche risorse. Con la complicità dello scollinamento, vince la determinazione: saluto la compagna che mi ha finora preceduto di un passo e mi butto in picchiata. So che sarà una tregua di breve respiro, la strada tornerà presto a salire, forse con maggior prepotenza. Cerco però di approfittare della pendenza favorevole per liberare le gambe. Recupero energie, che si attivano anche al riprendere dell’ascesa. Mi sento meglio, in ragionevole spinta. Se penso che avrei voluto ritirarmi…A tratti avverto profumo di pini, peccato non riuscire ad apprezzare il panorama. Qualcuno dirà di avere avvistato due caprioli. Io, quando corro, a malapena mi rendo conto di chi ho accanto. Avverto infastidita dei passi alle mie spalle, decisamente troppo vicini. Odio essere tallonata, la mia irritazione è palpabile, mi è infatti sufficiente girare la testa per far sì che il podista si faccia di lato. Guarda un po’, è un mio compagno di società. Ogni volta ne individuo uno nuovo, ma in quanti siamo?
Si procede in veloce discesa, già oltre metà gara. Un tratto sterrato mi fa imprecare: il volantino parlava di percorso interamente asfaltato! Poche decine di metri, ma sufficienti a fare emergere l’imbranata che è in me e a lasciarmi scavalcare da alcuni podisti (fortunatamente, solo uomini). Ritrovato l’asfalto, recupero slancio e cerco di non mettere mano al freno nelle parti più ripide. Scorgo la sconosciuta che mi aveva superato diversi chilometri fa: devo raggiungerla! Provo a cambiare marcia, ma i tornanti e le pendenze spezzano il ritmo e mi impediscono di puntare dritto all’obiettivo. Quando la strada si appiana e si individuano le distanze, manca appena mezzo chilometro all’arrivo: troppo poco per recuperare una posizione.
Mi classifico sesta: risultato anonimo e prestazione insignificante. Cerco di incamerare gli aspetti positivi di una gara senza luci né ombre: che almeno frutti come allenamento.
Nessun commento:
Posta un commento