Dovessi esprimere un giudizio sulle città in cui ho gareggiato,
me la caverei con poche parole: E chi l’ha
vista? Il monumento più maestoso, il centro storico più elegante, l’architettura
più singolare: tutto scorre indifferente ai miei occhi di podista. Davvero la
maratona di Londra si conclude al cospetto di Buckingham Palace? E quella di
Firenze transita in Piazza della Signoria? A Venezia si attraversano tanti
ponti, questo lo so. Ma non mi si chieda che aspetto abbia la piazza principale
di Piacenza.
Quando la si attraversa ad inizio gara, si è ancora troppo
ammucchiati: l’attenzione è concentrata su tutti quei piedi da cui tenersi alla
larga. Mentre alla fine dei 21,097 km si è troppo storditi per notare alcunché
– e io stordita lo ero un bel po’.
Cosa potevo aspettarmi dopo appena tre settimane di
allenamento? Il 2 febbraio mi ero dovuta arrendere all’evidenza: sei un
rottame, lascia perdere; pedala, fai ginnastica, leggi un libro, ma a correre
no, non provarci neppure. A metà marzo, forse, se ne potrà riparlare: partendo
da zero, per l’ennesima volta. Come una principiante, come non avessi mai corso
in vita mia, come un’estranea a questo sport. Demoralizzata. Pensavo fosse
questione di giorni, invece passano le settimane e ancora arranco: riuscirò mai
più a correre senza dovermi continuamente fermare per prendere fiato? Serve uno
stimolo forte, una valida motivazione, un obiettivo preciso: la gara. Approfittiamo
di un’occasione e fissiamo la data: il 4 maggio si va a Piacenza. I chilometri
cominciano a scorrere un po’ più agili, muscoli e articolazioni iniziano a
rispondere senza troppe lamentele, l’idea di allenarsi smette di spaventare. Certo,
età e fisico sono quello che sono e rispondono come meglio possono, ma ricominciare
a godere della fatica è già una gran conquista.
A dire il vero, a Piacenza non godo poi tanto. Comincio a
soffrire proprio nel tratto che maggiormente apprezzo, l’argine del Po. Qui
il panorama si apre, il paesaggio mi è familiare, ma il vento contrario mi
infastidisce e un dolore al fianco destro inizia ad insidiare la mia andatura. Davanti
a me i palloncini dell’ora e 35 minuti: stai qui fino al dodicesimo,
quindicesimo al massimo, poi prendi e vai. Questo l’intento, che si fa via via
più nebuloso. Continuo ad esserci, magari un po’ ad elastico, ma sempre a
ruota. Figure e rumori annunciano che ci stiamo approssimando al cuore della
città: quegli ultimi chilometri che dovevo aggredire di slancio vedono invece
il mio progressivo spegnimento. Se non altro, non ho subito nessun sorpasso,
anzi, ho superato diverse atlete lungo il percorso. Magra consolazione. Più
soddisfatto Jader, che si aspettava almeno tre minuti in più. Io invece contavo
su due o tre in meno. Ci ho provato. Ci riproverò.
PS: per un resoconto più tecnico, vedi qui.
8 commenti:
una buona notizia. hai ripreso a gareggiare.
io l'ho corsa per nove volte e mi sono sempre divetito e con il nuovo percorso ci ho fatto tre under85 su tre. questanno invece niente. 4 maggio troppo in la. e i miei timori sulla temperatura sono stat iconfermati. partire poi alle dieci......
Un applauso per il rientro e,visto che scrivi anche su podisti,l'argine è del Po non del Trebbia... :D ;)
Azz, che ignoranza!!! Mi ha fuorviata la cartina, correggo subito!!!
@ Nino, io non so se tornerò a fare degli "under..." soddisfacenti. Ad ogni modo, per me la temperatura era perfetta (anzi, sul finale ombreggiato ho avvertito un leggero frescolino).
Anche te da rottamare? Mi sa che ci è scaduta la garanzia ... Buona fortuna!
Il succo del discorso è: "... Cosa potevo aspettarmi dopo appena tre settimane di allenamento?...".
Quindi, già bene così! E le prossime andranno sempre meglio... ;-)
@ Pit, occhio a queste affermazioni, chè ti tocca impegnarti ;-)
Tutti e due dai... :-D
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