Perché ho voluto partecipare a questa gara? Bella domanda!
Per diverse ragioni, che messe insieme non compongono una motivazione solida:
ma non è che tutto debba per forza rispondere ad un progetto strutturato. Intanto,
erano anni che mi incuriosiva, più che altro per la localizzazione: un’isola
sul delta del Po ispira immagini suggestive – ampi orizzonti, abbracci tra
cielo e mare, disegni eleganti di voli leggeri. Però è lontana, e in quella
data ci sono spesso altri appuntamenti quasi obbligati: la gara sociale,
appunto. Bruttissima - per usare un eufemismo. Vado solo perché devo: ma devo
proprio?...
Noi domenica andiamo
ad Albarella. Fantastico, vengo anch’io! Sì, avevo bisogno di un pretesto,
e non me lo sono lasciato sfuggire. Del resto, è necessario che inizi a mettere
un po’ di chilometri nelle gambe, e quale occasione migliore?
Tutta quest’acqua mi inquieta: il sublime dell’imponenza. Ne
sento la forza, avverto la mia inconsistenza di fronte ad una natura smisurata
e imprevedibile. Sopra di noi, uno stormo di uccelli dall’aspetto curioso:
osserviamo meglio e ne cogliamo le sfumature rosate. Fenicotteri. Ma allora ci
sono davvero! Ecco, ci sono cose che ti riconciliano col mondo: chissenefrega
della levataccia, dell’autovelox, della fatica che mi aspetta? Abbiamo
assistito ad uno spettacolo straordinario, la giornata potrebbe anche chiudersi
adesso.
foto di www.mattiabianchi.it |
Invece no, sono venuta qui per correre, meglio che cominci a
sintonizzarmi sulle giuste frequenze. Aspettative zero. Tra quello che mi
piacerebbe ottenere e quello che, obiettivamente, posso realizzare c’è un
abisso: quindi, profilo basso e mente leggera. Si parte cauti, poi ci si
assetta su un ritmo navigabile, infine si prova a chiudere in spinta. Facile,
no? Sì, facile fino al sesto chilometro, quando il cambio di direzione e di
fondo stradale – ergo, vento contrario e sentiero sterrato – decretano la morte
della mia gara. Mi rivedo alla maratona di Trieste, quando provai a tenere
testa alla bora per una ventina di chilometri, per poi desistere alla sua
prepotenza. Oggi, tra il vento che mi frusta e i piedi che scivolano sulla
ghiaia, il mio ritmo regredisce progressivamente. Spero ancora di potermi
riprendere, confidando in un successivo tratto più favorevole, ma guadagno
troppo poco per ritrovare sufficiente slancio. E gli ultimi cinque chilometri,
quelli in cui avrei dovuto dare il massimo, sono un vero calvario:
completamente esaurita, mi fermo una, due tre volte. Il parco, le ville, il
mare: tutto molto bello, magari però in un'altra occasione. Insomma: contenta
di essere venuta qui ma, se mai tornerò, non sarà per la maratonina – sulla
quale non ho nulla da eccepire, sono io che sulla ghiaia non sono proprio in
grado di correre.
2 commenti:
Vale, Vale, Vale, Vale... già è meraviglioso poter correre, ancora più piacevole avere la possibilità di farlo a cuore e mente leggeri, liberi... non perderti la gioia di essere "selvaggiamente te stessa" solo perchè a tera c'è ghiaia o perchè il vento è forte. Corri. Con tutto ciò che hai. Sempre
Un abbraccio
Fede
Fede,
Io corro con tutto quello che ho, ma evidentemente non è sufficiente a farmi godere certe condizioni - che per me sono infernali...
Posta un commento