La graziella ha le ruote piccole, sembra un giocattolo rispetto alla possente bicicletta da uomo di papà. Eppure la bambina pedala come una forsennata, non vuole affatto restare indietro. Il parco è proprio lì, oltre la rampa: il gioco è a chi arriva prima. È la sfida di ogni domenica: ogni pomeriggio di festa, con la bella stagione, si fa una scampagnata fino a San Marino. Il parco, coi suoi anfratti, le sue grotte, i suoi sentieri; il laghetto coi pesci rossi, il ponticello, le statue; la villa, col Museo della civiltà contadina che tanto piace a papà, quasi avesse nostalgia di quegli anni. Si perlustrano angoli ormai non più nascosti, si sbircia la lenza dei pescatori, ci si rilassa sul prato col ronzio della radiolina – ché papà non vuole perdersi i risultati delle partite. Poi si torna a casa: una bella rincorsa per l’ultima sfida sulla la rampa…
Quella rampa, tra il terzo e il quarto chilometro, è il primo dei tre cavalcavia che movimentano un piatto percorso di campagna,. Amo questa gara. Non tanto perché, citando il comunicato stampa, sono la “detentrice del maggior numero di presenze sul podio nelle precedenti edizioni, due vittorie e tre medaglie di bronzo”: quei (bei) tempi ormai sono andati, da quando il montepremi è diventato troppo ricco per il mio mediocre livello. È che su queste strade mi sembra quasi di uscire dal letargo: si risvegliano sensi, ricordi, emozioni; riassaporo odori e colori familiari, riconosco scorci e paesaggi, sento miei i luoghi che attraverso.
Il rischio è arrivare all’appuntamento troppo carica di aspettative. Mi sono ripetutamente imposta di stare coi piedi per terra: lasciamo perdere le illusioni, il raffreddore di questi giorni non può avermi lasciato indenne e le sorprese, si è già visto, sono sempre da mettere in conto. Inutile però nascondere che “sento” questa gara più di quanto dovrei. Ostento tranquillità, ma solo io so quanto tenga al risultato. Con le prime posizioni già opzionate, principale avversario diventa il cronometro – la cui sentenza sarà poi determinante anche ai fini della classifica del trofeo provinciale: i calcoli non sono il mio forte, so solo che qui ci giochiamo il primo posto. E pensare che, all’inizio dell’anno, dubitavo di poter rientrare nelle prime tre…
Mai come oggi ho sperato di riuscire ad aggrapparmi a qualche podista di buon cuore. Ne trovo un paio strada facendo, ma dopo un po’ mi abbandonano, me tapina. Sto forse cedendo? Il secondo cavalcavia, in prossimità del tredicesimo chilometro, è un duro scoglio, può avere un effetto tanto deleterio da compromettere tutto il seguito della competizione. Quando mi sembra di essere tornata in carreggiata, il colpo più duro: plotone in avvicinamento, allarme rosso! Non esiste nulla che mi metta più in apprensione del rumore di passi (tanti passi) alle mie spalle, purtroppo quel trauma vibra ancora. Il sorpasso si rivela indolore, ma non senza conseguenze: nel gruppo c’è una ragazza che non mi aspettavo affatto di vedere. Sorpresa e delusione mi abbattono, non riesco infatti ad restare in scia. Mancano circa quattro chilometri, sono tanti, tutto è ancora da decidere. Le gambe rispondono, i passaggi lo confermano. Ci vorrebbe quella marcia in più capace di mettere a tacere la stanchezza e chiamare all’appello risorse apparentemente nascoste: bisognerebbe però riuscire ad ingranarla. Adesso sì servirebbe un aiuto: qualcuno che mi spronasse, che mi incitasse a recuperare la posizione, a non darmi per vinta. Come quell’anno in cui Alberto, a meno di due chilometri dall’arrivo, mi accompagnò a riconquistare la terza posizione (ai bei tempi di cui si parlava…). Cerco le forze dentro di me, ma da sola non mi basto. Fino al ventesimo ancora ci credo, poi vado in trance pregando che finisca in fretta.
Un piccolo miglioramento rispetto alle precedenti prestazioni sulla distanza, ma non quanto speravo. Il violento attacco di tosse che mi piega a metà, impedendomi di parlare e respirare, mi fa capire però che pretendevo troppo. Da quando non facevi questi tempi? Dovresti essere ampiamente soddisfatta! Dovrei?...
5 commenti:
Sempre piacevole immergersi nei tuoi resoconti di gara; carino anche il preambolo con i ricordi da bambina...
Sono arrivato in zona partenza solo mezzo minuto prima del via... ti ho intravista ma non sono riuscito a "rivelarmi". Sarà per la prossima occasione... ;-)
Naturalmente, tanti complimenti per la gara!
Grazie Matteo, ma... a te come è andata?
E' andata bene Valentina! ;-)
A causa delle mie noie muscolari mi ero imposto di non spingere più di tanto e tutto sommato sono soddisfatto di essere riuscito a chiuderla, chiacchierando (e lo sottolineo), in 1h49'
Dai... come rientro è andata bene! :-)
Diavolo di una donna, mai che metta un numero, una cifra, un tempo finale: lo sai che noi lettori siamo affamati di questo! Della poesia della corsa, della nostalgia dei ricordi non sappiamo cosa farcene!! ;)
(peró, che bello tornare a correre nei prati sotto casa, sniff ...)
@ Daniele, cosa vuoi mai? Ho una formazione umanistica, perciò ho poca dimestichezza coi numeri - specie quando non sono degni di nota ;-)
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