lunedì 1 novembre 2010

Maratonina di Calderara di Reno

Tranquilla, la gara è ancora lunga.
È vero, ed è altrettanto vero che sono partita come una novellina sconsiderata, quasi non sapessi come sia fondamentale saper dosare le energie. Mi sono attaccata alla sconosciuta in testa, convinta di poter stare lì e controllare. Già, controllare: avessi fatto più attenzione a quanto rilevava il Garmin, mi sarei resa conto che quel ritmo non poteva essere alla mia portata. Ma stavo bene, non avvertivo neppure lo sforzo; la pioggia, poi, bagnava lo schermo del crono, così coglievo malamente quanto in esso riportato.

A metà gara, però, mi ritrovo già affogata. E l’avversaria che, nel superarmi, mi taglia la strada per servirsi al ristoro, costringendomi ad una brusca frenata, è una vera maledizione. Grazie a Gaetano, che oggi ha deciso di correre con me, riesco a non abbattermi. Tranquilla, la gara è ancora lunga. In effetti, dovevo aspettarmi questo smacco, nonostante, confesso, speravo che il margine guadagnato in quei dieci chilometri forsennati potesse mettermi sufficientemente al riparo. Gravissimo errore! Ora devo stringere i denti e cercare di limitare al massimo i danni. Va detto che avere accanto qualcuno che ti tiene il passo e ti incita se avverte segnali di cedimento è ossigeno puro. Certo, gambe e fiato sono i tuoi, ma una presenza amica sa darti quella forza e quella sicurezza che, nei momenti di difficoltà, crollano repentinamente rendendo vano qualsiasi impegno. Bastano poche parole, spesso anche solo un gesto, per scacciare i diavoli malefici che portano all’esaurimento delle energie. Mi sento come fossi alimentata da un generatore di corrente: quando sto per spegnermi, una ricarica improvvisa mi ravviva, impedendomi di perdere terreno. Va bene così, sono a distanza di sicurezza, tutto può ancora succedere.
Dai, attaccati che la prendiamo. È la voce di un compagno di società (che vergogna, non conosco neppure il suo nome…), oggi siamo in pochi e fa piacere trovare un alleato. Cerco di seguirlo, riuscire a stare in scia sarebbe perfetto, ora che il vento è fastidiosamente contrario. Ma il suo passo è al di sopra delle mie attuali possibilità.
Tranquilla, attacchiamo all’ultimo chilometro. Il mio angelo custode non mi abbandona, pur essendo decisamente più forte di me. Lui ci crede, e ci credo anch’io. Sono ormai pochi i metri che ci distanziano, ora è il momento. Sento già di averla agguantata, quando il suo compagno si volge indietro, avvertendo il pericolo. È ciò che temevo. Lei, ovviamente, reagisce. Gaetano mi sprona a non mollare ma, a circa 300 metri dall’arrivo, capisco che non sono in grado di sferzare la zampata vincente. Taglia il traguardo pochi passi prima di me. Anche oggi, la risposta a chi mi chieda se sia soddisfatta è la solita smorfia.

Brava, hai fatto una bellissima gara. Grazie, Gaetano, è anche merito tuo. Sono assolutamente convinta che da sola non avrei ottenuto questo risultato. Probabilmente mi sarei piazzata comunque al terzo posto, ma con un distacco ben più ampio – quindi, con un crono decisamente deludente. Non che abbia chiuso con chissà quale tempo, ma è comunque il migliore degli ultimi due anni: segno che la strada è quella buona. E dovrò proseguire sulle mie gambe, perché non sempre si ha accanto qualcuno che ti mette le ali. Di certo, conserverò il fervore di Gaetano come il ricordo più prezioso di questa giornata, affinché mi sia di aiuto anche nelle prossime.


2 commenti:

Doc ha detto...

Che brava che sei!!!

Valentina ha detto...

Fede, sempre troppo buono...
Tu, piuttosto: Firenze?

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