Piove da giorni, forse da sempre. All’umidità siamo abituati: se non è pioggia, è nebbia. Bisogna rassegnarsi, il grigiore pervaderà i nostri sensi per molti mesi ancora. Devo però confessarlo: non mi dispiace affatto. Non che ami l’acqua, anzi, trovo decisamente fastidioso correre al bagnato, in qualsiasi stagione. Quella bruma che sale dai campi e avvolge ogni cosa, però, alimenta il mio animo malinconico e rende dolce il mio naufragare…
Naufragare, appunto. È quanto stava per accadermi oggi, in quei tre chilometri di fuori strada che caratterizzano il percorso della Due Mulini. Siamo già oltre metà gara, quindi sufficientemente provati. Specie se, come al solito, allo sparo siamo schizzati come fulmini. Insomma, come lo devo dire? So bene che non si fa e che ne pagherò le conseguenze, ma se non mi libero subito dalla ressa iniziale finisco coll’angosciarmi. Poi, anche oggi, come due domeniche fa, ho un’ulteriore giustificazione: devo mettere avanti i lavori, in previsione dell’affondo sullo sterrato. Certo che la gara di Molinella, in confronto, si correva su un’autostrada. Qui, invece, se nei primi due chilometri di sentiero basta fare attenzione ad evitare le pozzanghere, l’ultimo tratto in aperta campagna rappresenta una prova da equilibristi. Ecco, ora mi gioco di certo il vantaggio acquisito. Già immagino l’avversaria che ride alle mie spalle, vedendomi incespicare come una papera, pronta ad umiliarmi quando manca meno di una manciata di chilometri all’arrivo. È la volta buona che finisco nel fosso. Non sto controllando affatto i parziali, mi sento talmente in affanno che preferisco ignorare, per non demoralizzarmi ulteriormente. È anche vero che oggi sono meno motivata. Innanzitutto, non è gara sociale – per quanto questo, in parte, mi alleggerisca, limitando le aspettative di chiunque. La giornata, poi, è tutt’altro che invitante. Oltre alla pioggia, un vento freddo e insidioso che mi rattrappisce ancora prima di partire. Ho provato ad attaccarmi a qualche gruppetto, in cerca di riparo, ma mi scappano tutti via: non c’è proprio nessuno lento come me. Chi mi affianca per un po’, cambia marcia proprio sul terreno da me più detestato. Un altro che sembra scandire il ritmo insieme a me, tutto a un tratto si blocca e mi lascia andare (beh, devo ricredermi: qualcuno che va più piano c’è). Ad ogni modo, non posso permettermi un calo di tensione: non sia mai che tagli il traguardo col rimorso, avendo rinunciato a lottare per la mia posizione. Che, se non sbaglio, dovrebbe essere la terza. Sembra proprio la replica dell’ultimo film.
Finalmente l’asfalto. Consideriamo dunque i chilometri precedenti come una pausa rigenerante, e spariamo ora tutta la polvere che abbiamo in corpo. Ne abbiamo ancora? Certo che si. Devo riuscire a riagguantare Paolo, tanto per iniziare. Lui è più cauto, ritmo regolare fin dall’inizio, così mi frega proprio in dirittura d’arrivo, mettendo in evidenza la sconsideratezza della mia gestione di gara. Puntarlo, però, attizza la mia carica: so che difficilmente lo raggiungerò, ma fissare un obiettivo mi aiuta a non mollare. Resisti! Lascia che esplodano i polmoni, che il respiro si tramuti in lamento, che le gambe si facciano di piombo. Corri, e non ti curare d’altro. Ché il traguardo è lì. Certo, è proprio la voce dello speaker quella che senti, e chi corre in senso contrario è perché ha appena terminato la sua gara. Ora tocca a te. La terza donna, brava. Brava, sì: devi essere brava a tenere, fino in fondo. Ti sei guardata alle spalle, poco fa, e non hai individuato nessuna minaccia. Ma non fidarti: stringi forte i denti e difendi la tua pellaccia. Ecco Valentina Gualandi, che taglia il traguardo al quarto posto. Quarto? Ma allora?...
Brava Vale, quarta! Un accidenti, chi mi sono persa? Ma dai, la marocchina, no? Avrà dato dieci minuti alla seconda! Già, e io non l’ho proprio vista. Ora che ricordo, alla partenza le ragazze dissero di averla individuata, ma io me n’ero del tutto dimenticata.
Beh, oggi ho fatto la mia gara al massimo delle mie possibilità, guadagnando un minuto rispetto all’anno scorso – quando le condizioni climatiche non erano così disastrose. Più di così non potevo fare. Conto però di riuscire a fare meglio, prossimamente.
2 commenti:
Ciao Vale, anche io tempo fa mi ero invaghito delle gare con percorsi sterrati e di montagna. Alla prima gara subito ho capito che amo l'asfalto, stop.
eppure credevo che dovessi partecipare alla mezza di crema ieri.
Asfalto forever!!!
Mezza di Crema? E perchè mai? Magari, ma troppo lontana per me...
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