Cercando di non soccombere alla salita più impegnativa, l’atleta si lancia all’inseguimento dell’avversaria che l’ha appena superata. Sembra ci siano margini di recupero, la distanza si sta accorciando: bisogna crederci. All’improvviso, però, le sabbie mobili avviluppano le scarpe della sfortunata podista che, smarrita nel fango, rinuncia sconsolata alla competizione.
Non c’è proprio nulla da ridere. Ebbene si, sono l’unica imbranata incapace di correre sui sentieri. Due pietre sono sufficienti a mettermi in crisi ma, se il tratto è pianeggiante e asciutto, bene o male - beh, diciamo pure piuttosto male – ce la posso fare. Se invece il percorso sterrato è in discesa o bagnato (non voglio neppure pensare alle due condizioni concomitanti), emerge la papera che è in me: starnazzo sul bordo del tracciato, cercando di non essere troppo di intralcio a tutti i podisti (e sottolineo, tutti), che proseguono allegri verso il traguardo.
Inutile precisare che la gara, per me, è finita nel pantano. Un paio di chilometri sono stati più che sufficienti a rattrappirmi le gambe: né il ritrovato asfalto né la discesa sono serviti a risvegliarle. Neppure sono riuscita ad agganciarmi alla compagna/concorrente che, raggiuntami, mi ha spronato a seguirla.
Archiviamo immediatamente il pessimo risultato e smettiamo di schiaffeggiarci. In fondo, queste non sono altro che occasioni di passaggio: gli appuntamenti importanti sono altri, in quelli non sbaglierò.
Non c’è proprio nulla da ridere. Ebbene si, sono l’unica imbranata incapace di correre sui sentieri. Due pietre sono sufficienti a mettermi in crisi ma, se il tratto è pianeggiante e asciutto, bene o male - beh, diciamo pure piuttosto male – ce la posso fare. Se invece il percorso sterrato è in discesa o bagnato (non voglio neppure pensare alle due condizioni concomitanti), emerge la papera che è in me: starnazzo sul bordo del tracciato, cercando di non essere troppo di intralcio a tutti i podisti (e sottolineo, tutti), che proseguono allegri verso il traguardo.
Inutile precisare che la gara, per me, è finita nel pantano. Un paio di chilometri sono stati più che sufficienti a rattrappirmi le gambe: né il ritrovato asfalto né la discesa sono serviti a risvegliarle. Neppure sono riuscita ad agganciarmi alla compagna/concorrente che, raggiuntami, mi ha spronato a seguirla.
Archiviamo immediatamente il pessimo risultato e smettiamo di schiaffeggiarci. In fondo, queste non sono altro che occasioni di passaggio: gli appuntamenti importanti sono altri, in quelli non sbaglierò.
1 commento:
Il fatto di saper riconoscere un proprio limite e di accettarlo, anche con il sorriso sulle labbra, è segno di grande carattere. Massimo impegno, quindi, per affrontare e superare "le prove che contano"...
Complimenti ;-)
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