- Le senti le endorfine?
- No, non sento niente, e non parlo mentre corro.
- Uffa, allora tanto vale correre da soli.
Ecco, appunto. È quello che ho sempre fatto e che avrei volentieri continuato a fare, se tu non avessi supplicato compagnia. Non sono riuscita a dire di no. Sembravi talmente angosciato dall’idea di allenarti da solo, che quasi mi sono sentita io quella strana. Io, che amo la solitudine, che non sopporto le intrusioni, che amo ascoltare il calpestio delle mie scarpe, percepire gli afflati del mio respiro, inseguire il vortice dei miei pensieri. Avrei scelto un altro sport se amassi il gioco di squadra. Tu invece temi di entrare in crisi dopo una manciata di chilometri se non hai qualcuno accanto. Eppure, non è proprio questo il bello delle lunghe distanze? Si parte rilassati, per poi entrare in una sorta di trance, finché la fatica tenta di prendere il sopravvento: è qui che la sfida si fa avvincente. L’ultimo chilometro spinto al limite, per ritrovarsi stremati e appagati. Insieme si fa meno fatica? Sarà…
Non parlo, te l’ho detto. E se stessi un po’ più zitto anche tu te ne sarei grata. Mi trovi troppo lenta? Prego, la strada è libera. Questa andatura per me è perfetta, ma tu sei più veloce e faresti bene a procedere per tuo conto. Io risparmio fiato, e mi lascio scivolare addosso le tue disquisizioni: ti pare questo il momento per confrontare i dati dei tuoi allenamenti, o di discutere su quale ritmo dovremmo tenere oggi per assicurarci una grande performance in maratona? Già, la maratona. Se tu usassi meglio la testa riusciresti a terminarla in molto meno di tre ore, ma non vuoi darmi ascolto. Quindi taccio. Se lo vuoi capire…
La salita è dura, per mia fortuna c’è qualcosa che riesce a chiuderti la bocca. Forza, respira, che non siamo neppure a metà. Inutile fare il fenomeno adesso, poi la pagherai tutta. I chilometri che precedono il giro di boa sono micidiali, stai accusando anche tu, non negarlo. Ora hai smesso di lamentarti per l’andatura troppo blanda, chissà, forse hai capito che non serve tirarsi il collo in questo genere di allenamenti.
Ecco il sedicesimo chilometro: dietro front! Inizia il tratto più scorrevole, e già ti sei dimenticato la fatica appena consumata. Certo, ora le gambe girano bene e la strada scivola veloce, ma che bisogno c’è di fare tutta questa sceneggiata? Non credere di poter volare fino al punto di arrivo, forse hai dimenticato che i pendii superati all’andata si ripresenteranno anche al ritorno. Niente da fare, ormai ti ho perso: preso dall’euforia, ti allontani salutando con la mano. Ciao ciao. Finalmente prendi l’iniziativa. Visto? Si può correre benissimo anche da soli, anzi, sembra che ti riesca persino meglio. Perché non ci hai pensato prima? Io mi godo il ritrovato silenzio, sempre concentrata sul mio ritmo. Il peggio deve ancora venire, sono gli ultimi dieci chilometri che presentano il conto, i cinque finali in particolare. Ti vedo in distanza che scali la rampa, poi sparisci dietro la curva. Sarai lì che inneggi alle tue endorfine, fortuna che nessuno deve sopportarti. Procedo regolare, ormai completamente sola. Fa decisamente caldo, sento le gocce di sudore scivolarmi sulle gambe, le dita delle mani sono raggrinzite come fossi appena uscita da un bagno. Ho saputo controllare l’andatura, perciò non dovrei incappare in sorprese. In fondo, non manca poi tanto. L’ultimo chilometro invita alla volata: degrada un po’ per poi impennarsi, sfidando le forze che ancora animano gli arti. Cinquecento metri in apnea. È fatta. Anche per te, che ancora stai boccheggiando. Per poco non ti riacchiappavo. Hai voluto strafare e adesso sei in coma. Non era qui che dovevi dare prova di velocità, se solo lo volessi capire. Come? Domenica prossima un altro lungo? Se proprio ci tieni…
- No, non sento niente, e non parlo mentre corro.
- Uffa, allora tanto vale correre da soli.
Ecco, appunto. È quello che ho sempre fatto e che avrei volentieri continuato a fare, se tu non avessi supplicato compagnia. Non sono riuscita a dire di no. Sembravi talmente angosciato dall’idea di allenarti da solo, che quasi mi sono sentita io quella strana. Io, che amo la solitudine, che non sopporto le intrusioni, che amo ascoltare il calpestio delle mie scarpe, percepire gli afflati del mio respiro, inseguire il vortice dei miei pensieri. Avrei scelto un altro sport se amassi il gioco di squadra. Tu invece temi di entrare in crisi dopo una manciata di chilometri se non hai qualcuno accanto. Eppure, non è proprio questo il bello delle lunghe distanze? Si parte rilassati, per poi entrare in una sorta di trance, finché la fatica tenta di prendere il sopravvento: è qui che la sfida si fa avvincente. L’ultimo chilometro spinto al limite, per ritrovarsi stremati e appagati. Insieme si fa meno fatica? Sarà…
Non parlo, te l’ho detto. E se stessi un po’ più zitto anche tu te ne sarei grata. Mi trovi troppo lenta? Prego, la strada è libera. Questa andatura per me è perfetta, ma tu sei più veloce e faresti bene a procedere per tuo conto. Io risparmio fiato, e mi lascio scivolare addosso le tue disquisizioni: ti pare questo il momento per confrontare i dati dei tuoi allenamenti, o di discutere su quale ritmo dovremmo tenere oggi per assicurarci una grande performance in maratona? Già, la maratona. Se tu usassi meglio la testa riusciresti a terminarla in molto meno di tre ore, ma non vuoi darmi ascolto. Quindi taccio. Se lo vuoi capire…
La salita è dura, per mia fortuna c’è qualcosa che riesce a chiuderti la bocca. Forza, respira, che non siamo neppure a metà. Inutile fare il fenomeno adesso, poi la pagherai tutta. I chilometri che precedono il giro di boa sono micidiali, stai accusando anche tu, non negarlo. Ora hai smesso di lamentarti per l’andatura troppo blanda, chissà, forse hai capito che non serve tirarsi il collo in questo genere di allenamenti.
Ecco il sedicesimo chilometro: dietro front! Inizia il tratto più scorrevole, e già ti sei dimenticato la fatica appena consumata. Certo, ora le gambe girano bene e la strada scivola veloce, ma che bisogno c’è di fare tutta questa sceneggiata? Non credere di poter volare fino al punto di arrivo, forse hai dimenticato che i pendii superati all’andata si ripresenteranno anche al ritorno. Niente da fare, ormai ti ho perso: preso dall’euforia, ti allontani salutando con la mano. Ciao ciao. Finalmente prendi l’iniziativa. Visto? Si può correre benissimo anche da soli, anzi, sembra che ti riesca persino meglio. Perché non ci hai pensato prima? Io mi godo il ritrovato silenzio, sempre concentrata sul mio ritmo. Il peggio deve ancora venire, sono gli ultimi dieci chilometri che presentano il conto, i cinque finali in particolare. Ti vedo in distanza che scali la rampa, poi sparisci dietro la curva. Sarai lì che inneggi alle tue endorfine, fortuna che nessuno deve sopportarti. Procedo regolare, ormai completamente sola. Fa decisamente caldo, sento le gocce di sudore scivolarmi sulle gambe, le dita delle mani sono raggrinzite come fossi appena uscita da un bagno. Ho saputo controllare l’andatura, perciò non dovrei incappare in sorprese. In fondo, non manca poi tanto. L’ultimo chilometro invita alla volata: degrada un po’ per poi impennarsi, sfidando le forze che ancora animano gli arti. Cinquecento metri in apnea. È fatta. Anche per te, che ancora stai boccheggiando. Per poco non ti riacchiappavo. Hai voluto strafare e adesso sei in coma. Non era qui che dovevi dare prova di velocità, se solo lo volessi capire. Come? Domenica prossima un altro lungo? Se proprio ci tieni…
Un anno dopo. Stessa strada, medesimo programma. Anche il clima è invariato: identico caldo torrido. Diversa è invece la compagnia. O meglio: stavolta, nessuna compagnia. Maurizio se n’è andato. Sembrava scherzasse. Mollo tutto, mi trasferisco in Sardegna. Così è sparito. Assicurandomi che, una volta sistemato, mi avrebbe chiamato e che, comunque, avrebbe presto trovato l’occasione per tornare a correre insieme. Sto ancora aspettando. Ancora sto aspettando una risposta, un cenno, una traccia. E’ vero: quando mi imponevi la tua presenza ti avrei mandato a quel paese, ma ora che non ci sei, mi manchi. Che ne è stato della tua sviscerata passione per la corsa, della tua accanita ricerca della prestazione, del tuo tendere costantemente ad un migliore risultato? Tutto azzerato. Non per me, che continuo a percorrere queste strade con immutato entusiasmo. E ancora sorrido immaginando le tue endorfine.
9 commenti:
...........................e allora goditi questi momenti:)))
Mollo tutto mi trasferisco in Sardegna????????????
Normalmente avviene l'esatto opposto.
Scherzi a parte, complimenti per il bellissimo post. Riesci a esprimere molto bene, gli avvenimenti della tua memoria. Comunque condivido lo stato di trance, quando sei talmente solo con te stesso, che gli stimoli esterni diventano minimi, e il rilassamento o le Endorfine, ti regalano un favoloso stato di ebbrezza.
Saluti dalla Sardegna
Giuseppe
Sono veramente contento di aver scoperto il tuo blog, leggendo questo post sembrava di correre al tuo fianco, (in silenzio chiaramente), sensazioni condivise in pieno.
Grazie ragazzi.
@ Giuseppe: l'"amico" in questione adesso dovrebbe gestire una specie di agriturismo. Non concepisco come possa avere smesso di correre di punto in bianco.
Io corro sempre in solitudine, perchè in solitudine mi rendo conto che non sono mai solo
Fede, questa è bellissima: me la devo segnare! ;-)
Quasi poetico direi! Bellissime sensazioni condivisibili.
Anch'io amo correre da solo
Sono arrivato al tuo Blog quasi per caso tramite Runningforum.it, complimenti. Ti scrivo qui e non su un post più recente perché è questo quello che mi è piaciuto di più :)
Ciao, Francesco
@ Francio, grazie!
Mi auguro che continuerai a leggermi e a lasciare traccia del tuo passaggio.
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