Un orso resta tale anche in compagnia. Se ne starà sempre un po’ sulle sue, dilungandosi brevemente in chiacchiere e concedendo timidi sorrisi: finendo perlopiù con l’apparire altezzoso e scostante. Dentro di sé, però, per quanto debba imporsi di accettare qualche invito, deve ammettere di trarre godimento dalle occasioni di aggregazione alle quali si è sforzato di partecipare.
La staffetta no! Speravo non se ne facesse nulla. Non se n’era più parlato, e ormai mancano solo due giorni. Mi ero già programmata tutto per benino: martedì progressivo, mercoledì tapasciata, giovedì ripetute… Cosa accidenti me ne faccio di una staffetta?
Uffa, quanto rompi…Vai e divertiti, non puoi negarti continuamente!
Beh, come darti torto? La mia prima esperienza in una gara del genere, circa un mese fa, mi è sembrato un evento tanto strano che quasi stentavo a riconoscermi. Come mi vedessi dall’esterno: in fremente attesa del tocco della compagna, poi tuffata sull’altra per darle il cambio, rabbiosa nel tentativo (ahimè fallito) di difendere la posizione. Io, con Silvia e Samanta, ad alternarci su un giro infernale di 400mt, per cinque volte. Un massacro. Sconfitte dalle velociste del CUS – e la più forte sfidava proprio me, potevo non sentirmi responsabile del risultato? Nessuna delusione invece sui volti altrui, anzi. Ci siamo divertite e abbiamo fatto un bell’allenamento, non è vero? Proprio così. Quando mai capita di correre una serie di ripetute con l’incitazione dei compagni? E di spremersi con doppia motivazione – prova personale e risultato della squadra? Il tutto in un contesto allegro e, per quanto competitivo, spensierato.
Allora perché defilarsi da un’ulteriore opportunità? Inutile, l’orso resta orso… Meno male che c’è un altro orso a bacchettarlo quando serve, mandandolo fuori a calci se necessario.
Così eccomi pronta per una nuova staffetta. Nonostante stavolta non possa neppure considerarla un utile allenamento: solo 1 km e 50 metri, unica tirata in apnea. Insieme a me, Monica, Silvia e Francesca. In più, il nostro presidente ad assistere. Che onore! Lui considera già vincenti le ragazze del CUS. Staremo a vedere. In verità, non avverto nessuna tensione agonistica. Sono tranquillissima. Mi sfiora appena il timore di essere io a determinare un’eventuale sconfitta, ma è solo un’ombra passeggera. Per il resto, chiacchiero e scherzo serena fino al momento della partenza. Monica si lancia e in un attimo è già sul rettilineo d’arrivo, totalmente indisturbata. Silvia prende il testimone già notevolmente avvantaggiata. Per me, gli ultimi allunghi prima di posizionarmi nell’area di cambio, insieme all’avversaria del CUS. Noi siamo ancora in testa, non devo farmi agguantare! Un tratto con vento contrario, ma le gambe girano, eccome! La curva a U blocca la spinta, vedo però che ho un buon margine. Mi lancio a tutta, fin quasi a perdere il controllo: non sono decisamente abile nel coordinare la velocità. Ma ecco Francesca, è fatta! Per lei nessuna difficoltà, pochi minuti e la vittoria è nostra.
Si sprecano i complimenti sulla mia prestazione: evidentemente stupisce vedermi alla prova in simili occasioni. Sapete cosa vi dico? Che d’ora in poi quest’orso lo vedrete più spesso. E non finirà di stupirvi.
La staffetta no! Speravo non se ne facesse nulla. Non se n’era più parlato, e ormai mancano solo due giorni. Mi ero già programmata tutto per benino: martedì progressivo, mercoledì tapasciata, giovedì ripetute… Cosa accidenti me ne faccio di una staffetta?
Uffa, quanto rompi…Vai e divertiti, non puoi negarti continuamente!
Beh, come darti torto? La mia prima esperienza in una gara del genere, circa un mese fa, mi è sembrato un evento tanto strano che quasi stentavo a riconoscermi. Come mi vedessi dall’esterno: in fremente attesa del tocco della compagna, poi tuffata sull’altra per darle il cambio, rabbiosa nel tentativo (ahimè fallito) di difendere la posizione. Io, con Silvia e Samanta, ad alternarci su un giro infernale di 400mt, per cinque volte. Un massacro. Sconfitte dalle velociste del CUS – e la più forte sfidava proprio me, potevo non sentirmi responsabile del risultato? Nessuna delusione invece sui volti altrui, anzi. Ci siamo divertite e abbiamo fatto un bell’allenamento, non è vero? Proprio così. Quando mai capita di correre una serie di ripetute con l’incitazione dei compagni? E di spremersi con doppia motivazione – prova personale e risultato della squadra? Il tutto in un contesto allegro e, per quanto competitivo, spensierato.
Allora perché defilarsi da un’ulteriore opportunità? Inutile, l’orso resta orso… Meno male che c’è un altro orso a bacchettarlo quando serve, mandandolo fuori a calci se necessario.
Così eccomi pronta per una nuova staffetta. Nonostante stavolta non possa neppure considerarla un utile allenamento: solo 1 km e 50 metri, unica tirata in apnea. Insieme a me, Monica, Silvia e Francesca. In più, il nostro presidente ad assistere. Che onore! Lui considera già vincenti le ragazze del CUS. Staremo a vedere. In verità, non avverto nessuna tensione agonistica. Sono tranquillissima. Mi sfiora appena il timore di essere io a determinare un’eventuale sconfitta, ma è solo un’ombra passeggera. Per il resto, chiacchiero e scherzo serena fino al momento della partenza. Monica si lancia e in un attimo è già sul rettilineo d’arrivo, totalmente indisturbata. Silvia prende il testimone già notevolmente avvantaggiata. Per me, gli ultimi allunghi prima di posizionarmi nell’area di cambio, insieme all’avversaria del CUS. Noi siamo ancora in testa, non devo farmi agguantare! Un tratto con vento contrario, ma le gambe girano, eccome! La curva a U blocca la spinta, vedo però che ho un buon margine. Mi lancio a tutta, fin quasi a perdere il controllo: non sono decisamente abile nel coordinare la velocità. Ma ecco Francesca, è fatta! Per lei nessuna difficoltà, pochi minuti e la vittoria è nostra.
Si sprecano i complimenti sulla mia prestazione: evidentemente stupisce vedermi alla prova in simili occasioni. Sapete cosa vi dico? Che d’ora in poi quest’orso lo vedrete più spesso. E non finirà di stupirvi.
7 commenti:
complimenti. bello poi considerare una staffetta in pista come ripetute con il pubblico.
Spero che agli orsi non diano noia i complimenti sinceri, la risposta charamente non è dovuta!
E perchè mai, Filippo? In fondo gli orsi sono dei teneroni...
Da orso a orso: BRAVA!!!
E bravo il nostro orso... che ha appena iniziato a stupirci(si)...
Ihihih alle staffette da 400 m non ci sono mai arrivato. Mi cadaverizzano pure quelle da 3000 tanto che rinuncio a priori, ma chissà, visto che ci sei arrivata tu, Orsa, potrei provarci anche io orso. ciao
Antonio, rinunciare non è da te! Sfida anche tu l'orso, non te ne pentirai! ;-)
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