Il Resto Del Carlino - Bologna - Sport - PODISMO, I RISULTATI DELLA CRONOSCALATA A SAN LUCA
In salita è tutta un’altra storia. Le orfanelle non perdonano neanche in questo versante e, onestamente, correre o camminare qui fa poca differenza. Ma, come si dice, chi si ferma è perduto. È una questione puramente mentale: se solo azzardassi un cedimento e interrompessi la mia pur arrancata andatura, faticherei doppiamente a rimettermi in moto. La podista davanti a me (partita 30 secondi prima) continua a correre: se non si ferma lei, non mi posso di certo fermare io. O schiatto o… provo a prenderla. A meno che non stia cominciando a sentire le voci, colgo grida incitanti: ovviamente non vedo nessuno, ma è bello sapere che, in questo torrido sabato pomeriggio di fine giugno, c’è qualcuno che si entusiasma ad assistere a dei poveri pazzi che rischiano il cuore in una cronoscalata.
Per una manciata di metri manco il sorpasso. E per due manciate di secondi mi sfugge la seconda posizione. Ma che importa? È la mia prima esperienza del genere, va bene così! Un’altra novità, un’altra soddisfazione: che sia un buon segno?
I miei polpacci ricordano bene i primi 400 metri di questa salita: la serie di ripetute svolte in quel tratto li aveva compromessi per diverse settimane. Ora però si tratta di proseguire oltre: due chilometri a perdifiato, pendenza media del 10,8% e massima intorno al 18%. Pendenza che mi umiliò lo scorso settembre, alla mia prima esperienza nella Casaglia – San Luca. Gara storica, quest’ultima, un tempo animata da atleti di livello internazionale applauditi da appassionati e curiosi. Negli anni la partecipazione, sia di podisti che di pubblico, è andata scemando, ma nel 2009 a fare numero c’ero anch’io. Bisogna provarla almeno una volta, mi dicevano. Sarà, ma io non trovo nulla di affascinante nel correre al buio, senza vedere dove si mettono i piedi. Non parliamo poi della discesa. Già, proprio quella che sto adesso affrontando in senso inverso. Quella sera, arrivata alla curva delle orfanelle, avrei voluto potermi aggrappare a qualcosa. Non riuscivo né a correre né a frenare: panico! Mi sentivo tanto Willy il Coyote, in prossimità del burrone. Letteralmente piantata, provai a recuperare qualcosa nel tratto finale, ma la figura della papera imbranata ormai era fatta.
In salita è tutta un’altra storia. Le orfanelle non perdonano neanche in questo versante e, onestamente, correre o camminare qui fa poca differenza. Ma, come si dice, chi si ferma è perduto. È una questione puramente mentale: se solo azzardassi un cedimento e interrompessi la mia pur arrancata andatura, faticherei doppiamente a rimettermi in moto. La podista davanti a me (partita 30 secondi prima) continua a correre: se non si ferma lei, non mi posso di certo fermare io. O schiatto o… provo a prenderla. A meno che non stia cominciando a sentire le voci, colgo grida incitanti: ovviamente non vedo nessuno, ma è bello sapere che, in questo torrido sabato pomeriggio di fine giugno, c’è qualcuno che si entusiasma ad assistere a dei poveri pazzi che rischiano il cuore in una cronoscalata.
Per una manciata di metri manco il sorpasso. E per due manciate di secondi mi sfugge la seconda posizione. Ma che importa? È la mia prima esperienza del genere, va bene così! Un’altra novità, un’altra soddisfazione: che sia un buon segno?
5 commenti:
Bravaaaa!!! :-)
Brava "atleta di punta"... :-)) e tutto con l'abbronzatura da podista...
grande!.
e pensare che io non l'ho mai fatta neanche camminando. a proposito mai provato la trattoria meloncello ?
Camminando nemmeno io ;-)
La trattoria non l'ho neppure sentita nominare, ma non faccio testo: non frequento le trattorie.
è alla base della salita di san luca. e per quello che l'ho chiesto.
da provare !
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