Due ore di energia pura. Elettrizzante, travolgente, ammaliante. E tremendamente seducente. Ne ero certa, mi erano bastati i pochi attimi rubati dalla TV per cogliere il carisma di Michael Stipe, per essere catturata dal suo magnetismo: sapevo che, dal vivo, mi avrebbe tramortita. La musica, del resto, è già una garanzia. Ma non basta un ottimo repertorio a creare un grandioso concerto, occorre essere padroni del palcoscenico e saper catturare il pubblico.
Onestamente, non so nemmeno chi siano gli altri componenti dei REM, né conosco alla perfezione tutte le loro canzoni. Ma che importa? Sono rimasta a bocca aperta per l’intera durata del concerto, con l’unico rammarico di essere troppo lontana per godermelo appieno.
Dalla mia comoda postazione in gradinata avevo sì un’ottima visuale del palco, ma lui era davvero troppo distante per cogliere le sfumature della sue performance e, soprattutto, per leggere le espressioni del suo viso. Quanto ho invidiato quelli in prima fila, nel parterre, soprattutto quando hanno potuto toccarlo, proprio durante l’esecuzione di Losing my religion…
Quanto tempo è passato da quando anch’io rischiavo di finire soffocata pur di guadagnare la transenna sotto al palco…
La prima volta avevo 18 anni. Arrivai in stazione a Firenze verso le 7,30 di mattina e gli autisti dei bus guardarono straniti quella ragazzina che chiedeva quale linea portasse allo stadio. Pochi mesi dopo rividi lo stesso concerto a Torino, stavolta accompagnata da un amico disposto ad assecondare i miei deliri. Ricordo poi l’attesa a Milano, sotto il diluvio, e il concerto interrotto a Modena. A Bologna fu forse il meno emozionante, ma solo perché non stavo tanto bene. Poi fu a Pistoia, quindi a Lucca. Tutte le volte, stessa allucinante trafila per poterlo vedere da vicino, magari sfiorarlo o raccogliere qualcosa dalle sue mani (da qualche parte conservo un suo plettro). Ne è sempre valsa la pena e, forse, lo rifarei anche domani. Confesso però che spero non si ripresenti l’occasione: oltre a rischiare di apparire ridicola, non so se adesso sarei in grado di affrontare un simile stress. Tanto David lo sa comunque che amerò sempre e soltanto lui…
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