È bellissima!
Glielo dovevo dire: perché sapesse che sto bene, che mi sto
divertendo, che dopo 18 km sono ancora abbastanza fresca. Certo, di strada ne
manca tanta, ma un simile entusiasmo non prorompe facilmente. Lo speaker si
chiede chi sia la sconosciuta che sta correndo in terza posizione, Jader mi
avverte che la seconda è a circa un minuto: sarà vero? E la quarta quanto dista?
Meglio non pensarci. Nulla all’orizzonte, dietro chissà: proseguo la mia gara,
ben concentrata.
Pericolosissima quella partenza in leggera discesa: il ritmo
diventa incontrollabile, si corre più forte del dovuto senza rendersene conto,
col rischio di pagare più tardi il conto di tanta brillantezza. Spero insomma
di non avere speso troppo. Il passaggio alla mezza è abbastanza soddisfacente,
adesso però si è alzato un po’ di vento – alquanto prevedibile sul lungomare.
Il mare d’inverno… Decisamente arrabbiato, come del resto il cielo, che non ci
risparmia una pioggia leggera ma insistente. Se non altro, la temperatura è
mite. Soffro invece l’ondulazione di questo rettilineo che sembra infinito:
proprio quelli che piacciono a me, si inserisce il pilota automatico e si entra
in trance, favoriti da un paesaggio sublime. Morbide dune e ricchi arbusti,
spiagge così non ne avevo mai viste, se non al cinema: scommetto che in
un’affollata giornata estiva non mostrerebbero lo stesso fascino. Sulla scia
dei miei pensieri, mi aggrego disinvolta ad un gruppetto che sembra gradire la
mia compagnia. Il ritmo è un po’ calato a causa delle condizioni non proprio
favorevoli: devo stare tranquilla, e cercare di conservare energie per un bel
finale. Al trentesimo cerco di sondarmi: sì, sono un po’ stanca, e l’idea dei
12 km mancanti è alquanto fastidiosa ma, tutto sommato, le gambe girano ancora
bene e le mie capacità di reazione non sembrano essersi esaurite. Finché la
svolta a destra non ci immette nel tanto temuto tratto sterrato. Ero
preparata. Soprattutto, ero determinata a
non dargliela vinta: non oggi, non qui. Questo deve essere il mio giorno,
comunque vada dovrò essere orgogliosa della mia condotta. Certo, sarebbe
eccessivo pretendere che mi riveli di punto in bianco un’esperta del fango, ma
almeno riuscire a non piantarmi…
Appoggio traballante, si scivola che è un
piacere, ma non mi blocco: rallento ma non cedo. Sollevo un attimo lo sguardo e
incrocio quello delle bufale che ci osservano curiose: che spettacolo! Questo
luogo è di una bellezza struggente e selvaggia: percorso impegnativo, ma tra i
più suggestivi che abbia mai affrontato. Il crono che avevo in testa è ormai
sfumato, tornata sull’asfalto non riesco a riprendere il giusto ritmo, anche
perché ora i saliscendi si fanno sentire in maggior misura. Ho perso per strada
i compagni di viaggio, ne recupero alcuni in evidente crisi. Io no, ho
rallentato ma non ho desistito. Verso il 39° si prende un po’ fiato, al ristoro
successivo gli addetti mi incitano: Sei terza! Ed ecco che, poco oltre,
individuo una figura che mi rizza le antenne: sembrerebbe una donna. No, non
può essere, si tratta senz’altro di un’illusione. Mi avvicino ancora e non ho
più dubbi: è una donna. Beh, sarà una che fa jogging su questa strada, o che
sfrutta la maratona come allenamento per altri obiettivi. Una cosa è certa: chiunque essa sia, devo
andarla a prendere. Gli ultimi due chilometri divengono la corsa della vita. Le
sono ormai alle spalle, capisco che è lei la seconda donna. Ergo: era. Adesso
come reagirà? Magari si era un attimo rilassata, paga della sua posizione, e
ora darà fondo a risorse sovrumane per riappropriarsene. Qui c’è poco da
esaminare: bisogna solo correre. Più forte che si può, alla faccia dei 40 km
che soffocano le gambe; ne mancano solo due, una sciocchezza. Ricordi i duemila
di qualche giorno fa? Hai volato: fai lo stesso ora. Ai lati della strada mi
gridano Sei seconda! Apro bene le orecchie per carpire eventuali incitamenti a
chi mi segue: non avverto nulla, ma non mi do pace. Grido a me stessa, mi incoraggio, mi sprono.
Spingo come poche volte ho saputo fare, sto per morire ma godo di questa immane
sofferenza: perché sono fiera di me stessa (e già questa è una notizia),
perché sto conducendo un finale memorabile (e questo è un altro evento). Ecco
l’arco, a tutta fino alla fine: è fatta!
Promossa a pieni voti proprio no: il tempo realizzato è
tutt’altro che soddisfacente. Però, quanto ho gioito! Gli ultimi dieci minuti
di gara resteranno nella teca dei ricordi più gratificanti. Ma, va detto, tutta
la maratona mi rimarrà nel cuore. Percorso eccezionale: sì, nonostante il
tratto sterrato. Certo, niente affatto veloce, improponibile a chi ama la città
e la gente a bordo strada: qui al massimo puoi incontrare aironi, scoiattoli,
volatili vari – oltre alle suddette bufale. Per la sottoscritta, niente di più
spettacolare. Felice di avere scelto questo evento, grazie agli amici di Latina
che tanto me lo declamarono (in quel di Vulcano, sigh…), e che oggi mi hanno
festeggiata come una vera campionessa. Finalmente una giornata da incorniciare,
in un periodo dominato da infinita tristezza.
13 commenti:
Corri e scrivi molto bene, alla prossima però niente sterrato e niente fango! Magari non ci saranno le bufale in carne e ossa, però le loro mozzarelle sono facilmente trasportabili: non sarà la stessa cosa, ma con un po' di fantasia... ;-)
Beh, a dire il vero in quella che avrei perogrammato un po' di sterrato c'è - per quanto lo ricordi ben corribile. Oddio, mi fai venire ripensamenti?!...
L'importante è che sia corribile... ;-)
Adrenalina e "una bella penna", sempre un piacere leggerti, soprattutto in questo periodo di bicchiere mezzo vuoto, fortunatamente solo dal punto di vista della corsa.
Complimenti Vale!
anche se in ritardo: complimenti
@ Nino, grazie! Peccato che adesso sia ko :-(
ko... temporaneamente dai!
@ Pit, non ne sarei così sicura.
Magari è una di quelle cose che magicamente sparisce, come magicamente è arrivata...
Sono un po' "datata" per credere alle magie...
Allora diciamo "stranezza"...
cosa ti è successo (se possopermettermi) ?
@ Nino, troppo complicato (e poco interessante) per questo spazio.
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