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Quando
vieni a fare la maratona di Russi?
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Mai!
Che
rispostaccia! Ci si può rivolgere così malamente a chi ha appena sprecato una
dose sconsiderata di energie nell’aiutare una povera podista a concludere
degnamente la maratonina di Imola? Sì, perché se negli ultimi 4 km non ho
ceduto alla forza di vento e stanchezza, lo devo proprio all’incitamento di
Giacomo, che ora scopro essere parte dell’organizzazione della suddetta
maratona. Perdonami, ma non è proprio fattibile: una gara del genere in quel
periodo è fuori dalla mia portata – significherebbe effettuare la preparazione
in pieno inverno, cioè ridursi a brandelli. Ho in programma tutt’altro, un mese
dopo…
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Ottimo,
potresti quindi correre a Russi come allenamento, un lunghissimo quattro
settimane prima sarebbe perfetto! Dai, che ci sono poche donne, facci questo
piacere…
Beh,
a ben pensarci, l’ultima volta che corsi due maratone a distanza di quattro
settimane l’una dall’altra realizzai il personale in entrambe. Altri tempi,
senza dubbio, e altra Valentina. Però qualche analogia con quell’età d’oro è
riscontrabile: analogo entusiasmo, analoghi progressi e, soprattutto analoga
compagnia. Le condizioni si prospettano favorevoli, se il mio allenatore
approva…
Sciolta e spensierata
fino a metà, poi vedi.
Metà è andata via liscia, adesso proviamo ad impegnarci. Difficile è non
esagerare: aumentare senza eccedere, per non ritrovarsi al trentesimo
completamente al buio. Concentrazione massima, massima attenzione. Avvisto una
sagoma familiare: un’amica alle prese con una giornata sfavorevole. So cosa
significhi, la accarezzo con una parola, di più non saprei fare. Al
venticinquesimo supero un’altra donna, mi chiedo quante ce ne siano davanti a
me. Ancora una all’orizzonte, possibile? Non mi era mai capitato di essere sempre
in sorpasso, mi aspetto da un momento all’altro di essere travolta da atlete
più caparbie e determinate di quanto io possa esserlo. Intanto mancano “solo”
12 km, altri due e saranno meno 10: l’equivalente di un banale allenamento. E mi
metto alle spalle un’altra atleta. Ovvio che queste azioni agiscano come
sferzate di energia pura, altro che gel! Il tratto sterrato non mi
destabilizza, devo essere proprio in trance. Siamo a 35 e tutto va bene. Al
trentanovesimo guadagno un’ulteriore posizione. Fate largo, sto arrivando!
Ultimi 2, una ripetuta lunga. Comincio ad essere un po’ stanchina… Il finale è
alquanto arzigogolato, la mia coordinazione lascia molto a desiderare. Ma che
sorriso stampo sul traguardo! Neanche avessi vinto…
Il
tempo è quello che, in questa fase, reputavo un sogno irrealizzabile. Perché oggi
sia riuscito tutto così facile resta un’incognita: una delle tante che rende
così affascinante il pianeta maratona. L’avere affrontato la gara in totale spensieratezza
ha certo aiutato – per quanto mentirei se affermassi che non nutrivo
nessunissima aspettativa: insomma, qualche ambizione in tasca c’era, ma giusto
il minimo indispensabile per poter qualificare un allenamento impegnativo. Ora è
indispensabile controllare l’euforia e mantenere basso il profilo: per riuscire
a dare il meglio tra quattro settimane. Cosa possa essere “il meglio”, è tutto
da scoprire.
4 commenti:
Wow, "allenatore" mi fa sempre scendere un certo brividino lungo la schiena...
La maratona è una gara talmente lunga che, se gestita nel modo giusto, può riservare piacevolissime sorprese (anzi no, meglio dire "conferme"!!!).
Se sfidata irresponsabilmente e "senza testa", invece, incubi degni di un film horror!
... super BRAVA!!! ;-)
Sono così orgogliosa del mio allenatore, come potrei non menzionarlo? Poco più di un mese fa a questi ritmi riuscivo a malapena a correre un medio, e adesso... Io ci metto tutto l'impegno e l'entusiasmo, ma il merito non è certo solo mio!
I ritmi erano lì nascosti, bastava solo togliere un po' di polvere ed eccoli, come nuovi!!!
Ahahaha, allora speriamo di riuscire a toglierne un altro bel po'!
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