Un evento straordinario. Non era mai successo, e ancora mi chiedo come sia potuto accadere. Sul rettilineo finale mi sentivo ormai al sicuro – sciocco errore di valutazione, frequente per chi non si guarda mai alle spalle. Invece, ecco una fantastica Maggie che sfreccia agguerrita: giusto che sia così, la ragazza ha ormai preso il volo e presto scomparirà dal mio orizzonte. Sono più morta che viva, ma riesco ad emettere un flebile “Brava Maggie”. Dunque, ho ancora una minima riserva di fiato, devo proprio stare a guardare? Aspetta che ci provo. L’arco è lì, a uno sputo, giusto lo spazio sufficiente per una lotta all’ultima goccia di sudore. Uno scatto d’orgoglio, e riaggancio la quinta posizione che avevo appena perso. Il pubblico incita, sono tre i nomi che avverto: c’è quindi un’ulteriore minaccia in avanzamento. Spingere alla morte, nessuna tregua è ammessa, non ora. Resisti, resisti, resisti. È fatta! Mai traguardo è stato più combattuto, l’arrivo in volata è un’emozione che non avevo ancora provato. Maggie mi scuserà ma, si sa, la gara… Lei, poi, chissà quante soddisfazioni potrà ancora togliersi: questa vecchietta, invece, deve giocarsi al meglio le poche cartucce che ormai le sono rimaste. Non che abbia perso mordente, sia chiaro, ma è inevitabile fare i conti con margini sempre più ristretti. L’esperienza di oggi, però, è di quelle che lasciano il segno, e per questo devo ringraziare chi ha fatto scattare in me una forza che non credevo mi appartenesse: devo fare mia questa reazione, e conservare in uno scrigno le sue belle parole del dopo gara.
Gara sulla quale non avrei giocato un centesimo e che, tutto considerato, privata di questo evento (personalmente, storico), potrebbe essere archiviata senza lasciare traccia. Perché correre alle cinque di pomeriggio è già di per sé un atto di violenza. È vero, sì, che questa è l’ora in cui solitamente mi alleno, quindi il mio metabolismo dovrebbe essere ben rodato, ma un conto è svolgere un compito quotidiano, altra storia è affrontare una competizione: un’intera giornata in cui non puoi né fare né pensare ad altro. Con l’aggravante di un raffreddore e martello in testa da due giorni. Devo proprio esserci? Certo che sì! Uff, non se ne può più di queste gare, tutti gli anni le stesse. Ma che lo dico a fare? Il menu non offre altro, e migrare verso altri lidi è un sogno irrealizzabile. Perciò, eccoci qui, anche oggi. Entusiasmo zero, forma fisica più o meno uguale, perciò vale sempre la medesima regola: dare il massimo, qualunque esso sia. Brillante nei primi cinque km, fase calante nella seconda metà. Solita gestione da principiante. E imprevedibile chiusura col botto - come si è già detto.
È arrivata la primavera, speriamo di uscire definitivamente dal letargo.
1 commento:
Bravissimaaaaaaaaaaaaaa!
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