domenica 11 settembre 2011

Lucca - Campionati italiani 10 km

Era troppo caldo per correre forte, sudavo io a fare il tifo.
Questo il commento di Stefano al mio ringraziamento: il suo “Vai Vale!” mi ha illuminato, ma non è stato sufficiente a farmi volare come avrei voluto. Ho mancato il mio obiettivo per due manciate di secondi, eppure non mi sembrava di chiedere troppo. Chissà, se avessi controllato il crono sul finale, avrei forse trovato le forze per uno sprint più grintoso, guadagnando magari una posizione sulla ragazza che mi precedeva di un passo e non facendomi acchiappare da quella che mi seguiva. Ragazze, appunto, la metà dei miei anni o poco più. Incoraggiante potersi ancora confrontare con tanta gioventù. Interessante, d’altro canto, confrontarsi con il top delle atlete. Beh, in questo caso parlare di confronto è un po’ azzardato: diciamo che si parte tutte assieme e si percorre il medesimo tragitto ma, per chi guarda, è come assistere a gare completamente diverse.
Cosa ci faccio qui? Me lo sono chiesta dall’inizio, da quando cioè il presidente ha cominciato ad accennare alla nostra partecipazione ai campionati italiani assoluti – e, sottolineo, assoluti. Devo venire anche io? A fare cosa? 10 km, distanza infernale. Bisogna correre forte dall’inizio alla fine, chi è capace? E meno male che sono solo due giri, se non altro non si rischia il doppiaggio. Spero solo di non arrivare ultima…

Partenza alle 17, che razza di orario! Detesto gareggiare di pomeriggio: tutto il giorno a pensare alla gara, tutte energie sprecate. Però, che meraviglia è Lucca, un vero peccato non potersi fermare con più calma. L’ultima volta che venni qui fu per il concerto di David - e fu anche l’ultima volta che lo vidi, sembrano passati secoli. Se allora mi avessero detto che sarei tornata in questa città per una gara podistica, avrei riso come una pazza. Oggi invece non c’è proprio niente da ridere. Cerco di convincermi che farò una gran gara, qualche volta ha funzionato – come a New York, nel magico 2005. Ero carica di rabbia e la sfogai sul mio Moleskine: “Io sono calma e farò una gran gara”, ripetuto in un’intera pagina. Non sarà stato quello, ma realizzai una delle mie migliori prestazioni. Oggi non succederà nulla di simile, sono passati quei tempi, ma voglio ancora credere di potermi stupire.
Il primo passaggio è discreto, ma è proprio adesso che il gioco si fa complicato. L’impressione è di essere ancora in spinta, in costante fase di sorpasso. Ma l’atleta a cui puntavo si allontana: ha accelerato lei oppure ho rallentato io? Gli ultimi 500 metri sono i più nervosi, una S, quindi una curva a U prima del breve rettilineo finale. Pare che, rispetto al primo giro, abbia guadagnato una quindicina di posizioni. Sarà. Sta di fatto che volevo andare più forte e non ci sono riuscita.



3 commenti:

Doc ha detto...

Il non essere mai soddisfatti di se stessi è un pregio od un difetto? Penso un po' entrambi... Sta di fatto che, emerge senza dubbio dai tuoi scritti, che hai un cuore grande. E questo è un pregio.
Ciao

Daniele ha detto...

Non capita a tutti di venire incitati per nome da "Stefano". Comunque, una giornata da ricordare.

Valentina ha detto...

@ Fede: Un cuore grande? Dici?...

@ Daniele: Hai senz'altro ragione ;-)

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