Due paroline agli ideatori del volantino: “Il percorso si snoda su strade asfaltate” non può avere un significato diverso da quello letteralmente espresso. Vi saranno fischiate le orecchie quando, piantata sul sentiero CAI in mezzo al bosco, non solo ho perso la posizione che avevo appena conquistato, ma ho rischiato di essere travolta e calpestata da tutti i podisti che avevo alle spalle. Preferivo schiattare in salita, piuttosto che rovinare in questo tunnel! Ecco, uno spiraglio di luce e finalmente l’asfalto. E la salita - guai a te se ti lamenti!
Non la immaginavo così dura, questa gara. Mai era rientrata nei miei programmi, anche perché in passato il percorso era diverso, una classica corsa in montagna di 21 km - quindi, da non prendere neppure in considerazione. Ma 15 km “su strade asfaltate” si possono affrontare.
Si continua a salire. Mi preoccupo della mia tecnica, chiedendomi se sto saltellando a vanvera o se invece riesco a proiettarmi in avanti: sento la voce di Jader che, sotto il portico di S.Luca, mi sprona a spingere a testa bassa fino al centesimo metro. E rivedo la tappa di Salina, la vittoria in Val Carlina, la cronoscalata: ricordi di estrema fatica ma di immensa soddisfazione. È questa che devo ritrovare, quale che sia il risultato finale. Correre fino alla fine, ché un solo passo camminato rovinerebbe tutto. Piegata dalla pendenza e dalla fatica, osservo le mie cosce, cercando di individuare i muscoli impegnati nello sforzo: dove sono? Per forza ti stanno davanti, hai visto che gambe hanno? Sono il doppio delle tue! Sarà. Passi sulle prove brevi, passi anche sulle salite, ma nelle lunghe distanze non dovrebbero contare le “dimensioni”: l’Incerti non mi sembra un esempio di possanza. Vabbè, certi paragoni sono fuori luogo. Intanto, una di quelle dotata di cotante gambe è lì ad un passo, non credevo l’avrei più rivista, per lo meno non nella fase ascendente. Mi consolo. Nonostante mi fossi sentita una vera schiappa di fronte alle mie compagne, capaci di spendersi in due gare al giorno, constato che non sono la sola a soffrire l’interminabile salita: anzi, sto recuperando rispetto a chi, su simili percorsi, è indubbiamente più forte. Faccio il pieno di grinta e punto l’obiettivo. Il tracciato mi aiuta: siamo ormai in cima, fate largo che prendo il volo! Discesa impegnativa, non c’è che dire, ma non tocco i freni, incurante dell'incessante diluvio. Circa 5 km così lanciati non sono pochi, e mettono a dura prova la tenuta delle esili leve. Qualche tratto pianeggiante o nuovamente in salita spezza il ritmo: cambio pericoloso, che però affronto senza scosse. Solo in prossimità dell’ultimo chilometro mi trovo in difficoltà: pendenza da panico, fortunatamente solo per un centinaio di metri. Poi l’ultima apnea, fino al traguardo.
Ho dato tutto, come mi avevi chiesto. Adesso ho tanto freddo, portami a casa..
2 commenti:
Con quelle fighissime scarpe nuove, potevi fare solo la splendida figura che hai fatto!!!
Grande!
Saranno pure fighissime, ma sono delle ciofeche!
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