C’è chi è soddisfatto, nonostante il peggioramento di 4 minuti rispetto alla buona prestazione di un mese fa; c’è chi invece contava di migliorare quella prestazione di almeno una trentina di secondi ed è quindi sconfortata dal risultato odierno. Ed hanno poca presa le parole di conforto: con questo percorso e con questa temperatura, non si poteva fare meglio; anzi, il risultato di oggi vale più di quello di allora. Sarà. Di fatto, l’obiettivo è ancora lì appeso, e sembra spostarsi in continuazione. Per che cosa mi alleno?...
Gambe un po’ legnose, forse la Montanara non è smaltita del tutto. La partenza, però, promette bene: basterebbe riuscire a mantenere questo ritmo, tutto sommato abbastanza agevole. Ma il primo tratto sterrato fa scattare l’allarme, e da qui in poi non mi riprendo più. Identico sforzo, ma ridotto rendimento. Capisco che il percorso non si presta alla ricerca della prestazione, e questa considerazione mi rende meno determinata. Subdola, si insinua la tentazione del ritiro: meglio fermarsi subito, piuttosto che subire un risultato deludente. Ma che dici? Poi cosa racconti? Mi sono ritirata… Bella roba! Scaccio il demone e cerco di non perdere il riferimento di alcuni podisti che corrono sul mio ritmo, qualcuno riesco addirittura a staccarlo, segno che non sono scoppiata del tutto. Quanto manca? I chilometri sono come elastici, si allungano all’inverosimile. Nessun conforto dalle oasi di salvezza: oggi ovviamente i ristori sono presi d’assalto, quindi troppo affollati per me. Dovrei fermarmi, ma poi chi riparte più? Se non altro, il paesaggio offre scorci di notevole fascino – non so però come interpretare il fatto che io riesca ad apprezzare la natura circostante, considerando che, solitamente, quando corro vedo solo la strada davanti ai miei piedi: significa forse che ho smesso di pensare alla gara? Eh no, non rassegniamoci adesso, cerchiamo almeno di dare un senso a tanta fatica. Gli ultimi tre chilometri sono sempre i più critici (a ben pensarci, il 3 è decisamente il mio incubo: non riesco a liberarmene): senti che ormai è fatta, ma quel traguardo non si vede mai. Nel penultimo provi ad accelerare, come sarebbe bello arrivare in spinta, ma i mille metri finali sono come mille frustate: per quante gare tu abbia già terminato, ogni volta ti chiederai come sia possibile che un chilometro sia così lungo. Oh no, sterrato anche il finale! Come sarebbe una volata su questo prato, solcato da un minuscolo sentierino? Fisso il cronometro, che almeno di 3 se ne veda uno solo.
Nessuna buona notizia da comunicare, vado ad affogarmi sotto la doccia – unica goduria della giornata. Non c’è dubbio: le gare con docce a disposizione meritano quattro stelle, a prescindere.
7 commenti:
Che la gara si prospettasse "ostica" potevi anche aspettartelo dall'iscrizione anticipata caduta nel vuoto... un chiaro segnale da non sottovalutare! ;-)
Poi può anche succedere che "non tutte le ciambelle riescano col buco". :-(
La conclusione, però, è quasi da incorniciare. La giornata è calda, arrivi al traguardo stanca, sudata e delusa da una prestazione dalla quale ti aspettavi quel qualcosa in più; una bella doccia è proprio quello che ci vuole per farsi scivolare di dosso tutte le avversità... con o senza Mastercard, non ha prezzo! :-)
Ciao Vale, alla prossima...
"Per che cosa mi alleno? ...", la domanda del secolo.
@ Matteo, lasciamo perdere: ormai sono tutti buchi senza ciambelle! Comunque hai ragione, i segnali erano chiari e l'iscrizione boicottata era solo uno dei tanti: quella gara non s'aveva da fare...
@ Daniele, non riesco a commentare il tuo blog, cosa sarà successo?
Commenti disabilitati per chi corre vedendo "solo la strada davanti ai miei piedi" ... ;)
Boh! La tecnologia e' nemica dell'umanita'
secondo me sei troppo severa con te stessa. non si può sempre andare al massimo.
Concordo con Nino..........;) :) Un bacione!
Bella foto... ;-)
Posta un commento