domenica 19 dicembre 2010

Corrida del Progresso - Castel Maggiore

Discussione inutile: se gli altri corrono senza troppi problemi anche su strade ghiacciate, perché io non dovrei fare altrettanto? Già, perché? Può essere che io non sia come gli altri. Tutti affrontano in scioltezza sentieri sterrati, io mi sento inghiottita dalle sabbie mobili; tanti si buttano a capofitto giù dai monti, io vorrei chiamare il soccorso alpino; molti esaltano la poesia del podista sulla neve, io maledico qualsiasi elemento che modifichi l’assetto dell’asfalto. Sarà questione di equilibrio, di muscolatura, di testa bacata: fatto sta che, se non sento l’appoggio ben saldo, entro in crisi.

Oggi, quindi, avrei dovuto starmene beatamente a letto. Cosa aspettarsi, con la neve caduta venerdì e i cinque gradi sotto zero di stamattina? Se rinunciassi a priori, però, potrei pentirmene, quindi vado e decido.

Dal secondo al quarto chilometro è una pista da pattinaggio, avvisa Fausto.

Sono venuto giusto per qualche saluto, ma vado a correre alle 11 per i fatti miei, adesso si scivola troppo, precisa Francesco.

Torno a casa! E qui inizia la discussione di cui sopra. Va bene, va bene, parto. Ma non meravigliarti se torno indietro subito.

È infatti ciò che valuto quando, dopo il terzo chilometro, sono sorpassata da un amico che raramente mi precede. Oggi non è la gara per te. Confermo, sto appunto aspettando lo svicolo giusto per defilarmi. Le avversarie che intendevo controllare mi hanno già salutato da un po’, che senso ha continuare a barcollare? Invece no, continuo. In fondo le altre non sono tanto lontane, e finirà pure questo ghiaccio prima o poi… Finisce, sì, ma in modo molto approssimativo: proprio quando sembra si possa avanzare spediti, ecco il tratto sdrucciolevole che frena l’andatura. Intanto, però, ho recuperato un paio di posizioni, quelle perse nel momento di maggiore difficoltà: non so cosa significhi in termini di classifica, ma devo comunque difendere questa piccola conquista. L’aria gelata mi trafigge, nulla di più sgradevole della sensazione di freddo a gara inoltrata. Anche i pensieri sono assiderati, colgo solo le segnalazioni chilometriche e considero che non manca poi molto. Beh, è tutto relativo, ma cerco di vederla favorevolmente. Questo, del resto, è il mio territorio: sono le strade che mi vedono ogni giorno, in qualsiasi stagione, più o meno affaticata. A volte le percorro in un senso, altre nella direzione inversa; spesso sfrutto solo una parte del tracciato, di tanto in tanto compio l’intero giro. Insomma, oggi gioco in casa: potevo forse sottrarmi ad una simile occasione?
Sono riuscita ad agganciare un podista che mi ha fatto cenno di seguirlo. Procediamo dunque di buon passo. Beh, a dire il vero non sto controllando i passaggi: ultimamente, quando percepisco di non essere sui ritmi che vorrei, preferisco non accertarmene, onde evitare cali di motivazione. Il risvolto negativo di questa pratica è che, così facendo, viene a mancare lo stimolo a tentare un’accelerata per guadagnare secondi che potrebbero risultare significativi. Ma oggi è inutile pensare al crono, mai andatura è stata tanto altalenante. Nell’ultimo chilometro sembra che le gambe non ne vogliano più sapere: accidenti a voi, proprio adesso?! Ci manca solo che chi mi sta puntando ne approfitti per colpirmi alle spalle. Ignoro però il margine di rischio: non mi sono mai voltata indietro, né lo faccio ora. Gli incitamenti sul rettilineo finale mi fanno sentire al sicuro. Marescalchi grida il mio nome – e non si astiene dalla solita battuta a proposito dei miei scarsi sorrisi. Scopro quindi di essere quinta. Le prime quattro sono outsider venute chissà da dove: non potevo ottenere nulla di più. Del resto, oggi è già tanto aver varcato la linea del traguardo.

Chiuso l’anno podistico. Un bilancio? Non sono solita analizzare il passato, né azzardare buoni propositi per il futuro. Basta comunque un rapido sguardo a ritroso per rilevare una pessima stagione primaverile e una timida ripresa nei mesi estivi e autunnali. Conclusione dignitosa e, oserei affermare, promettente: non stilo elenchi di belle intenzioni, ma inutile negare che proietto nel 2011 le ambizioni che aleggiano da tempo nei miei intendimenti.










2 commenti:

Doc ha detto...

AUGURI!!!

Daniele ha detto...

bello il "proietto nel 2011 le ambizioni che aleggiano da tempo nei miei intendimenti", qualunque siano le ambizioni.
seguirò con curiosità i capitoli successivi.

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